Sanità

Mille firme per la Chirurgia oncologica al Ruggi

Nel nuovo atto aziendale i 12 posti letto del reparto verranno assorbiti dalla Chirurgia generale: petizione dei pazienti

SALERNO. In pochi giorni hanno raccolto più di mille firme. Le hanno indirizzate ai vertici del Ruggi e al presidente della Regione Campania, sulla cui scrivania sono finite pure diverse lettere e una interrogazione parlamentare del senatore di Forza Italia Enzo Fasano. Ma finora i pazienti del reparto della Chirurgia oncologica dell’Azienda ospedaliera di via San Leonardo, i loro familiari e quei cittadini che hanno deciso di sposare la loro battaglia per scongiurare la chiusura del reparto, non hanno avuto alcuna risposta.

Della divisione, attualmente dotata di dodici posti letto, non c’è infatti nessuna traccia nel nuovo Atto aziendale che dopo il via libera del commissario governativo, Joseph Polimeni, il manager Nicola Cantone dovrà ritoccare prima del completamento dell’iter. «I posti letto non scompaiono, ma verranno assorbiti nell’unità di Chirurgia generale – spiega Antonio Roscia, medico chirurgo promotore della petizione – Un’operazione azzardata, perché quelli oncologici non sono interventi standard, hanno una loro specificità ed era giusto che fossero salvaguardati diversamente».

Il piano di organizzazione e funzionamento aziendale del 2014 in relazione all’atto aziendale prevede infatti la Chirurgia oncologica quale Unità operativa complessa con una sua specificità specialistica. «Ora, invece, nella bozza del nuovo atto aziendale – sottolinea il medico – scompare per essere assorbita all’interno della Chirurgia generale. La Chirurgia oncologica ha visto nel tempo unanimi riconoscimenti sia da parte delle centinaia di pazienti che sono riusciti a salvarsi in seguito agli interventi della equipe del dottore Carmine Napolitano, sia da parte della comunità scientifica nazionale con numerosi premi. Appare dunque doveroso intervenire per evitare la chiusura di una unità chirurgica di alta specializzazione in un settore purtroppo drammaticamente necessario».

La questione non è passata inosservata: le rappresentanze sindacali del Ruggi, già nelle scorse settimane avevano denunciato il rischio di cancellare non solo la Chirurgia oncologica, ma anche la Breast Unit (che si occupa di assistere le donne affette da cancro mammario) e la riabilitazione oncologica. «Assorbimenti, accorpamenti e integrazioni non ci fanno essere tranquilli – stigmatizza Margaret Cittadino della Cgil – perché avremmo voluto studiare insieme un percorso oncologico serio, da portare avanti sinergicamente con Azienda ospedaliera e Azienda sanitaria locale, a servizio di un numero purtroppo sempre crescente di pazienti. Invece ora non abbiamo alcuna garanzia di quale potrà essere il futuro riassetto. Se c’erano delle criticità, potevano essere superate, ma di certo i problemi non si risolvono in questo modo».

I sindacati sono pronti a tornare all’attacco, «perché sarebbe vergognoso demansionare dei centri di eccellenza, come la Breast Unit, che invece meriterebbero di essere valorizzati a partire dal potenziamento degli organici per poter essere nelle condizioni di smaltire lunghe liste d’attesa». I più spaventati, sono naturalmente i pazienti e i loro familiari, che temono di perdere un punto di riferimento non solo assistenziale, in un percorso difficile, sia sotto il profilo medico che psicologico.

«La cura dei tumori è essenzialmente chirurgica e altamente specialistica – incalza Roscia che ha sollecitato anche il presidente Vincenzo De Luca – appare davvero grave che la chirurgia dei tumori non venga prevista specificamente all’interno di una struttura come il San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno che è ospedale di alta specializzazione nazionale. Abbiamo raccolto oltre mille firme a supporto di questa richiesta, che è una battaglia di civiltà senza bandiere di partito».

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