LA STORIA

«“Militare-fabbro” malato per l’uranio»

Scopre un tumore dopo la missione in Iraq, il Ministero “bocciò” il riconoscimento di vittima del dovere: ribaltone al Tar

Era diventato il “fabbro” del campo base in Iraq. Lavorava in una tenda-capannone, a migliaia di chilometri di distanza da casa e dalla sua Salerno, posizionata proprio a pochi passi da una struttura che conteneva i “resti” dei mezzi coinvolti una delle più grandi sciagure che l’Italia ricordi: l’attentato di Nassiriya, la strage del 12 novembre 2003 che provocò 28 morti. È una delle tante storie di un militare dell’Esercito italiano che ha salutato famiglia e amici per partire alla volta di mete sconosciute. E rischiare la vita nel nome della Patria e della cooperazione internazionale. Ora, però, questo soldato salernitano deve combatterla a casa la battaglia per la vita, distante migliaia di chilometri dai tanti teatri di guerra ancora presenti nel mondo. Da alcuni anni, infatti, ha scoperto di essere stato colpito da un cancro che, per lungo tempo, l’ha costretto a subire cure anche molto invasive.

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