battipaglia 

Migliaia di pesci morti nel Tusciano 

Il fiume è ormai prosciugato dal centro cittadino alla foce

BATTIPAGLIA . Migliaia di pesci morti sul letto d’un fiume prosciugato. Dal centro di Battipaglia il Tusciano è a secco, e l’amministrazione ordina il divieto di pesca. «Un disastro ambientale di enormi proporzioni», sostengono sono le guardie volontarie del South Land di Giffoni Valle Piana, le prime a rendersi conto della drastica riduzione della portata fluviale, che ha lasciato scoperta gran parte del greto. Dal centro abitato fino alla foce, il corso d’acqua lo si potrebbe guadare. C’è chi continua a pescare trote, in molti casi già morte, per uso alimentare. E allora quelli dell’associazione giffonese hanno scritto alla sindaca di Battipaglia, Cecilia Francese. E dopo i sopralluoghi, per i quali si sono avvalsi della collaborazione degli uomini della sezione salernitana della Fipsas (Federazione italiana pesca sportiva ed attività subacquee), guidata da Alberto Gentile, hanno sporto pure denuncia in Procura.
«Tra trote e carpe, la conta dei pesci morti s’attesta intorno al migliaio», dice Silvio Cammarota, presidente del South Land. Aggiunge che «chi ha sbagliato deve pagare» e parla di «salvare il salvabile». Nel tenue rivolo d’acqua fluviale, infatti, sopravvivono più di mille piccole anguille: la resilienza le ha spinte a trovar riparo sotto un balzo del fiume, nella fanghiglia. «Abbiamo chiesto alla Regione di poter riportarle a monte, ma senza autorizzazioni non possiamo procedere», spiega Cammarota, che ha inviato lettere in Comune, Provincia e Regione.
Le due note indirizzata alla sindaca hanno raggiunto soltanto in parte gli effetti sperati: la Francese ha inviato sul posto i tecnici dell’ufficio Ambiente del Comune, ha allertato l’Asl e ha ordinato il divieto di pesca nel tratto fluviale tra la traversa del Consorzio di Bonifica Destra Sele e la foce. Cammarota, però, vuole pure un tavolo tecnico. E a confrontarsi, a parere del presidente del South Land, dovrebbero essere quelli del Consorzio, i vertici della Iren, che gestisce la centrale idroelettrica, i funzionari dell’Arpac e dell’ufficio provinciale Caccia e Pesca. Ai tecnici di Palazzo Sant’Agostino si richiede di «disciplinare i prelievi idrici e controllare l’osservanza delle regole».
Le responsabilità, a detta di Cammarota, ci sono e sono evidenti: «Di notte, ad altezza della traversa, per riempire un invaso, hanno prelevato tantissima acqua, lasciando che a valle arrivasse soltanto un rivolo, che poi s’è disperso». E a Battipaglia, su un letto di pietre, il Tusciano è fiume di morte.
Carmine Landi
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