«Mi gettò addosso la benzina senza neanche guardarmi»

La deposizione della ragazza che rischiò di morire bruciata a Pagani. Sotto processo il suo ex «Ero di spalle quando sentii il liquido addosso e poi il rumore dello scatto dell’accendino»

PAGANI. «Ero di spalle quando lui mi gettò del liquido addosso, mi accorsi che era benzina dall’odore». Così l’ex fidanzata di Michele Napolano, imputato per tentato omicidio e stalking, ha raccontato ieri mattina in aula il drammatico episodio dell 30 luglio scorso. Napolano, seduto di fianco al suo legale, Giovanni Pentangelo, ha osservato la sua ex mentre ha ripercorso tutti i passaggi della loro relazione, botte comprese, fino all’epilogo dell’estate scorsa. Il ragazzo fu arrestato poco dopo il fatto, in flagranza di reato, dai carabinieri della tenenza di Pagani.

La storia fra Napolano e la ragazza, che gestiva un bar a conduzione familiare, era sfociata in una convivenza a casa della madre di lei. «Lui gestiva il bar con me, era sempre al lavoro - ha proseguito la giovane - poi però dopo alcuni episodi mia madre lo mandò via. Andò a dormire altrove, ma chiamava centinaia di volte, anche di notte. Io rispondevo solo quando non sopportavo più la suoneria». Il rapporto con Napolano era chiaramente al capolinea, ma uno strascico tanto grave sembrava impossibile. «Mi prese a pugni, ma non sono mai andata al pronto soccorso. Sono andata avanti fino a quando non ne ho potuto più».

Dell’episodio incriminato, dopo l’esame e il controesame, il presidente del terzo collegio, Domenico Diograzia, ha cercato di chiarire i dettagli. Come l’accendino, secondo la ragazza utilizzato dall’ex compagno però mai rinvenuto. «Ho sentito il rumore di un piccolo oggetto di plastica – ha detto la giovane - ho pensato fosse un accendino. Non poteva essere il tappo della bottiglia». «Lui ha mai fumato?», ha chiesto il giudice. «No», ha risposto la donna.

Secondo il racconto della ragazza, col supporto di alcuni testimoni e dell’informativa dei carabinieri, Napolano adoperò una bottiglia di plastica da due litri riempita di benzina, raggiungendo la sua ex sul posto di lavoro all’orario di chiusura in sella a uno scooter. L’aggressione ebbe ulteriori strascichi, finiti agli atti del processo nella lunga deposizione della vittima ieri mattina. «Ho chiuso l’attività poco dopo il fatto perché ricevetti minacce. Michele Napolano disse di avere un parente che comandava a Pagani, Gennaro Napolano. Ogni volta che litigavamo diceva che mi mandava via». «Ma lo disse anche davanti a testimoni?». «Sì, mentre ero in caserma dopo l’arresto. Disse che conosceva Gennaro Napolano e che mi faceva un mazzo così».

Al termine dell’udienza il pm Ernesto Caggiano, titolare dell’accusa al dibattimento, ha depositato un referto medico nel quale è annotato il dettaglio fondamentale dei capelli della ragazza intrisi di benzina. Le prossime udienze saranno dedicate all’accusa: il 4 aprile con i primi due testimoni, la madre e un cliente del bar, e il 15 aprile con due sottufficiali dei carabinieri della tenenza di Pagani.

Alfonso T. Guerritore

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