Mediatore con il clan In carcere Cesarano 

L’ex vicesindaco sarebbe il punto di contatto tra Pignataro e Bianco Acquisiti atti in Comune, perquisizione anche per don Alfonso Santoriello

NOCERA INFERIORE. È stato arrestato con l’accusa di aver fatto da mediatore nel patto per la realizzazione di una casa-famiglia, favorendo incontri tra boss e referenti politici. L’ex vicesindaco di Nocera Inferiore, Antonio Cesarano, è formalmente indagato per scambio politico-mafioso. L’ordinanza cautelare in carcere è stata eseguita all’alba di ieri dai carabinieri del Ros nell’ambito della nuova fase dell’operazione “Un’altra storia”, nata a dicembre 2016 e proseguita in estate dello scorso anno con uno sviluppo relativo alle ultime elezioni comunali. Contestualmente gli investigatori hanno effettuato acquisizioni di documenti a palazzo comunale e nove perquisizioni domiciliari, nei confronti tra gli altri di Michele Cuomo, individuato quale esponente di spicco dell’omonimo gruppo camorristico, e di altri presunti appartenenti alla malavita locale. I militari, delegati dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno perquisito anche l’abitazione del parroco don Alfonso Santoriello, già indagato in precedenza per false dichiarazioni al pubblico ministero in relazione proprio al progetto per la realizzazione di una casa-famiglia da parte della sua parrocchia in via Montalbino.
Decisivo per l’arresto dell’ex politico è risultato – come scrive il gip Stefano Berni Canani, che ha firmato la misura cautelare – l’interrogatorio reso da Carlo Bianco, l’ex consigliere comunale che era già finito sotto inchiesta per scambio politico-mafioso: dopo l’arresto scattato ad agosto per lui, per il boss Antonio Pignataro, ex Nco, e per Ciro Eboli, altro candidato impegnato nel patto al centro dell’indagine, le sue dichiarazioni hanno indotto gli inquirenti a ritenere urgente la misura cautelare a carico di Cesarano. La richiesta del sostituto procuratore Vincenzo Senatore, della Direzione distrettuale antimafia, è partita all’inizio di ottobre, dopo la pronuncia del Tribunale del Riesame che aveva sottolineato la centralità del ruolo di Cesarano nell’intera vicenda. Le altre perquisizioni effettuate nella mattinata di ieri hanno riguardato altri indagati per associazione a delinquere di stampo camorristico: Michele Cuomo, Ciro Eboli, Carmine Afeltra e Rosario Avallone.
Il provvedimento eseguito ieri mattina dai carabinieri del Ros è una coda di quelli dell’agosto scorso quando, oltre alle ordinanze di custodia cautelare in carcere, ne fu notificata anche una di arresti domiciliari a Luigi Sarno. Il cuore dell’inchiesta è costituito dall’accordo politico-mafioso concluso tra Antonio Pignataro e i suoi sodali col consigliere comunale, in carica fino al giugno 2017, Carlo Bianco. Eletto nella lista dei Riformisti, parte della maggioranza del sindaco Manlio Torquato, Bianco avrebbe ricevuto la promessa da parte di Antonio Pignataro di fargli ottenere un “pacchetto” di cento voti in virtù del potere criminale che gli derivava dalla sua precedente appartenenza alla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. La contropartita sarebbe stata il cambio di destinazione urbanistica di un fondo ubicato nelle vicinanze delle proprietà della Diocesi di Nocera Inferiore, sul quale realizzare un edificio da destinare a una mensa Caritas.
Cesarano, ora raggiunto dalla misura cautelare, avrebbe svolto un ruolo di raccordo fra il consigliere comunale e Pignataro, che all’epoca era agli arresti domiciliari. Dietro impulso di Bianco, il 16 maggio 2017 la giunta comunale di Nocera Inferiore adottò l’atto di indirizzo ai funzionari comunali, propedeutico alla variante al Puc per la destinazione da dare al terreno in questione.
Gli sviluppi dell’inchiesta aprono nuovi scenari dopo la notifica, nelle scorse settimane, dell’avviso di conclusione delle indagini a quanti erano rimasti coinvolti nella prima tranche. Tra i politici già chiamati dai magistrati, nella prima fase, a rispondere del loro operato c’è Nicola Maisto, dimessosi dal consiglio comunale dopo l’interrogatorio. Nel suo caso l’ipotesi di reato è quella di corruzione elettorale. A Mario Stanzione, candidato sindaco nell’ultima tornata elettorale, sono invece contestate false dichiarazioni al pm antimafia.
Alfonso T. Guerritore
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