la vertenza

Maxi-piano esuberi all’Alcatel «Fabbrica a rischio chiusura»

Rischia realmente di sparire l’Alcatel di Battipaglia. La cessione del ramo d’azienda dalla multinazionale francese alla romana Sesa spa, con trasferimento di 40 lavoratori nei ranghi dell’azienda,...

Rischia realmente di sparire l’Alcatel di Battipaglia. La cessione del ramo d’azienda dalla multinazionale francese alla romana Sesa spa, con trasferimento di 40 lavoratori nei ranghi dell’azienda, sarà solo il primo passo dello smantellamento della sede battipagliese dell’Alcatel. Le procedure di mobilità, che secondo molti si erano tradotte nella cessione del ramo d’azienda, devono ancora partire realmente. In una seconda fase, che dovrebbe essere avviata ben prima della fine dell’anno, la multinazionale comunicherà numeri e nomi di chi dovrà lasciare l’Alcatel di Battipaglia. Si parla di circa 600 esuberi annunciati in tutta Italia (nel dettaglio dovrebbero esserne 580), ma non sono state ancora divise le cifre totali al netto degli stabilimenti presenti tra Battipaglia, Rieti e Vimercate. Scelte aziendali che porterebbero, conti alla mano, alla chiusura del Centro Ricerca e Sviluppo Alcatel di Battipaglia.

L’operazione di cessione di ramo d’azienda interessa, al momento, 40 lavoratori su un totale di circa un centinaio di dipendenti dell’azienda a Battipaglia, lasciandone in seno all’Alcatel una sessantina. Di questi ultimi, tuttavia, sarebbero non più di 35 ad operare realmente all’interno del Centro Ricerca e Sviluppo, giacché tutti gli altri – per esternalizzazioni di risorse umane degli anni scorsi – pur essendo dipendenti dell’Alcatel svolgono lavori di assistenza, in maniera permanente, presso clienti della multinazionale. In pratica, il materiale umano che resterebbe all’interno del Centro Ricerca e Sviluppo non giustificherebbe un mantenimento dell’azienda che, scippata del prodotto multimediale che finirebbe ad Haifa, in Israele, rischierebbe la chiusura in tempi brevi. Timori che diventerebbero realtà col nuovo piano di esuberi, che facilmente porterebbe via da Battipaglia i restanti 35 professionisti che dovrebbero finire in un calderone che prevede mobilità, cassa integrazione e licenziamento. Non per forza di seguito.

Dunque, mentre oggi a Battipaglia si guarda con estremo rammarico alla cessione di un ramo dell’azienda e al trasferimento di 40 dipendenti, qualcuno inizia a guardare oltre il presente. Il futuro, non tanto lontano, indica al momento il solco di un’azienda che negli ultimi tre anni ha fatto di tutto per creare le condizioni di un esilio da Battipaglia. Partendo dalla vendita di una grossa parte dello stabilimento alla Btp Tecno, passando per la cessione parziale alla Sesa, fino allo spazzamento degli ultimi reduci. Entro qualche mese, dell’Alcatel a Battipaglia potrebbe rimanere solo un ricordo.(f.p.)