Maxi-lottizzazione Parco delle Magnolie Ok all’abbattimento

Consiglio di Stato boccia il ricorso della Pastena costruzioni Dopo 20 anni si chiude la vicenda dei fabbricati incompiuti

I tre fabbricati incompiuti di Parco delle Magnolie, sotti nei pressi dello stadio comunale “Pastena”, dovranno essere abbattuti. Lo hanno stabilito i giudici amministrativi del Consiglio di Stato lo scorso 11 febbraio, con sentenza depositata soltanto nella giornata di ieri in segreteria. Dopo 20 anni di cause, ricorsi e polemiche, si conclude così una delle vicende edilizie e giudiziarie più drammatiche ed emblematiche avvenute nella città di Battipaglia.

Era il febbraio del 1994 quando la società “Pastena Costruzioni” chiedeva formalmente al Comune di Battipaglia il rilascio di una concessione edilizia. Per costruire i tre fabbricati, tuttavia, sarebbe stato necessario un piano di lottizzazione, in tal caso assente. L’aveva già stabilito il Tar di Salerno il 19 gennaio 2012, quando si era pronunciato sul ricorso presentato dalla Pastena Costruzioni avverso l’ordinanza comunale che prevedeva l’abbattimento di quei manufatti mai completati.

Il 6 giugno 2011, il responsabile comunale del servizio edilizia privata aveva ingiunto alla società la demolizione dei fabbricati. Un atto dovuto, comunque, che era stato adottato quasi due anni dopo la sentenza del Consiglio di Stato, datata 15 settembre 2009, che aveva respinto un primo appello avanzato dalla Pastena Costruzioni.

Il Consiglio di Stato, chiamato a valutare il ricorso della Pastena Costruzioni alla sentenza del Tar del 2012, è entrato nel merito della vicenda, ripercorrendo il lunghissimo iter e pronunciando l’ultima parola sulla storia dei tre fabbricati abusivi.

Secondo i giudici, la mancata preventiva redazione ed approvazione del piano di lottizzazione per l’area in esame, l’eccedenza di volumetria realizzata in considerazione della mancanza dello strumento attuativo, il mancato rispetto delle disposizioni in tema di indici edilizi, rappresentano evidenti violazioni delle norme del vigente strumento urbanistico e non vizi meramente procedurali.

Riguardo le concessioni edilizie, inoltre, il Consiglio di Stato ha ricordato che la Corte di Cassazione, nel 2006, aveva appurato la sussistenza di reati in concorsi per falso ideologico tra il capo dell’ufficio tecnico comunale e il legale rappresentante della Pastena.

Quella dei tre fabbricati incompiuti è vicenda molto intricata. La Pastena Costruzioni aveva chiesto nel 1994 al Comune il rilascio di una concessione edilizia. L’area ricadeva in gran parte in zona C2 residenziale di progetto e, in virtù dello strumento urbanistico, gli interventi erano attuabili mediante concessione edilizia diretta o piano di lottizzazione.

La commissione edilizia rilasciava parere favorevole subordinatamente alla redazione del piano di lottizzazione. Il capo sezione dell’ufficio tecnico comunale, non condividendo il parere della commissione, richiedeva un parere legale. Quest’ultimo ufficio, ritenendo che l’intervento costruttivo riguardasse un solo edificio esprimeva consultazione favorevole.

La rappresentata sussistenza di un solo edificio e non dei tre per i quali pendeva la richiesta di concessione formava oggetto di un processo penale conclusosi con la condanna per falso ideologico del capo del servizio dell’ufficio tecnico comunale e del legale rappresentante della società (processo definito con sentenza 18020/2006 della prima sezione penale della Corte di Cassazione).

In conseguenza dell’induzione in errore, il sindaco di Battipaglia rilasciava la concessione edilizia il 14 marzo 1994 per l’edificazione dei tre fabbricati.

Acquisiti i pareri, il sindaco disponeva il 15 maggio 1996 l’annullamento delle concessioni. Il provvedimento veniva impugnato dinanzi al Tar dalla società Pastena. Il giudice respingeva tutte le proposte censure. La società proponeva appello nel 2002 al Consiglio di Stato, respinto nel 2009. Due anni dopo l’ordinanza di abbattimento del Comune e la nuova opposizione della Pastena Costruzioni, bocciata prima dal Tar ed ora dal Consiglio di Stato.

Francesco Piccolo

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