l'inchiesta

Maxi giro di assegni rubati. In 56 a processo

Falsificati i nomi dei beneficiari, coinvolti impiegati di banche e uffici postali. La rete di complicità dalla Valle dell'Irno alla Piana del Sele

SALERNO. Un giro vorticoso di assegni rubati e riciclati. Falsificati cambiando il nome dei beneficiari e riuscendo a incassare così centinaia di migliaia di euro, grazie a una fitta rete di complici e a impiegati bancari e postali compiacenti. È un’organizzazione composta da 56 persone e con diramazioni dall’Agro nocerino alla Piana del Sele quella per la quale è stato disposto ieri il rinvio a giudizio, con accuse che vanno dall’associazione a delinquere al riciclaggio e al falso. A guidarla ci sarebbe stato il napoletano Giuseppe Lampitelli, che si procurava gli assegni rubati e ne modificava i destinatari inserendo i nomi dei complici. Questi ultimi venivano reclutati dall’altro promotore del raggiro (ora deceduto) e da una serie di figure intermedie che avevano tra Salerno e la Valle dell’Irno uno dei principali bacini di riferimento. In questo modo, tra il 2010 e il 2011, sarebbero state truffate otto compagnie di assicurazione (che avevano emesso titoli di pagamento per incidenti stradali e altri sinistri) e tredici istituti di credito, oltre ai reali beneficiari dei pagamenti.

Il meccanismo ricostruito dalla magistrata Teresa Venezia della Procura di Avellino prevedeva che gli assegni sparissero durante la spedizione. Poi Lampitelli li avrebbe falsificati utilizzando i nominativi di persone che accettavano di farli transitare sui loro conti correnti in cambio del dieci per cento della cifra. Una ragnatela di complici assoldata da referenti di zona, che a loro volta trattenevano il venti per cento prima di consegnare quel che restava ai vertici del sodalizio. Tra Salernitano e Irpinia a fare da collettori ci sarebbero stati Alfredo Barletta nella zona di Campagna ela salernitana Silvana Salvati a Mercato San Severino, insieme a Gaetano Alfano e Clemente Carpentieri che operavano tra Serino e Montoro. Di Montoro è anche Mary Mazzei, che secondo gli inquirenti si avvaleva di Luigi Galdi, impiegato all’ufficio postale di Carifi a Mercato San Severino, per intervenire sui terminali e agevolare le operazioni di riciclaggio. In altri casi, invece, i conti correnti dei presunti beneficiari sarebbero stati aperti ex novo, utilizzando carte d’identità fasulle e con la compiacenza di funzionari bancari. Tra gli altri indagati ci sono Natascia Viviani, Rosa Longo e Donato Costantino di Campagna; i salernitani Alfonso Rago, Cristian Cafaro (residente a Pellezzano), Pasquale Russo (residente a Montoro Superiore), Massimo Senatore (residente a Fisciano), Vincenzo Senatore (residente a Pontecagnano); e a Mercato San Severino Nicola Botta, Rocco Pierri (nato a Salerno), Sergio Rainone, Andrea e Natale Iannone (originari di Nocera), Marco Schiavone (nato a Salerno), Benedetto Esposito (anche lui originario di Salerno), Sabatino e Pietro Imparato (quest’ultimo nato a Nocera Superiore); poi Gennaro Villari di Baronissi, i paganesi Pietro Grilletto, Maria De Gregorio e Ferdinando Pepe; e ancora, a Roccapiemonte, Nicola Fimiani, Silvio Pinto, Silvana Tamasco (nata a Pagani).

Il processo inizierà a febbraio e toccherà ai difensori (nel collegio tra gli altri Lucio Basco, Cecchino Cacciatore e Giovanni Gioia) provare a smontare le ricostruzioni dell’accusa.