La salma di Luigi Gaeta

SALERNO

"Mastro Luigi" cadde dalla scala: c’è un imputato

Luigi Gaeta aveva 69 anni e stava tinteggiando un locale. Chiesto il rinvio a giudizio per un imprenditore picentino

SALERNO “Mastro Luigi”, come lo chiamavano i tanti amici e conoscenti del quartiere Carmine, aveva 69 anni quando il 20 aprile del 2016 cadde da un scala a pioli in un locale terraneo che stava imbiancando in via Renato De Martino. Ora per la morte di Luigi Gaeta c’è un imputato, l’imprenditore di San Cipriano Picentino che doveva eseguire la ristrutturazione dell’immobile, per il quale il sostituto procuratore Elena Guarino ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio. Sono state invece stralciate, con una richiesta di archiviazione, le posizioni degli altri quattro indagati.
Sotto inchiesta con l’accusa di omicidio colposo erano finiti, oltre all’imprenditore, i due medici che per primi avevano soccorso l’operaio e l’amministratore delegato e un impiegato della casa di cura Tortorella, committente dei lavori di manutenzione straordinaria aggiudicati alla ditta dei Picentini. La posizione dei medici, che erano stati iscritti nel registro degli indagati per verificare che non vi fossero stati ritardi o negligenze nei soccorsi, è stata stralciata quasi subito, appena i risultati dell’autopsia hanno confermato che Gaeta era già morto quando il suo corpo è stato notato sul pavimento da un passante. Le indagini hanno poi appurato che nella tragedia non potevano essere addebitate responsabilità ai rappresentanti della Tortorella, difesi dall’avvocato Agostino De Caro, che ancora non avevano dato il via libera all’inizio dei lavori. Pare che quel giorno dovesse svolgersi solo un sopralluogo, invece il 69enne iniziò la pulizia delle pareti per la tinteggiatura e stava lavorando quando – non si sa se per un giramento di testa o per un piede in fallo – precipitò dalla scala. La ferita alla testa fu profonda e mortale. Un operaio addetto alla manutenzione della vicina clinica Tortorella, che era appena uscito dalla struttura a fine turno, lo notò riverso tra gli attrezzi di lavoro e diede l’allarme. Il primo a precipitarsi fu un cardiologo della casa di cura, poco dopo arrivò il medico rianimatore ma entrambi non poterono fare nulla per salvare la vita del 69enne, che era già senza battito cardiaco e senza respiro. Resta da capire se può ipotizzarsi che fu lui a prendere l’iniziativa di salire sulla scala o se invece era stata la ditta di San Cipriano a incaricarlo di avviare i lavori anticipando i tempi, forse per essere certa di rispettare la data di consegna. Sarà il giudice dell’udienza preliminare a stabilire se gli elementi raccolti finora dalla Procura sono tali da dover essere valutati in un processo.
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