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Martedì in tribunale i piani dell’azienda per la liquidazione

Giorni contati per il gruppo Paif di Battipaglia. Martedì mattina, a Salerno, i consulenti di Paif e Termopaif presenteranno al Tribunale i piani di liquidazione per entrambe le società. Se per la...

Giorni contati per il gruppo Paif di Battipaglia. Martedì mattina, a Salerno, i consulenti di Paif e Termopaif presenteranno al Tribunale i piani di liquidazione per entrambe le società. Se per la prima società tutto era stato già deciso a dicembre, sembrava che potesse avere una continuità operativa almeno la Termopaif tramite un ridimensionamento dagli attuali 53 dipendenti a 28. Data la grave situazione economica, tuttavia, sembra che le due aziende debbano andare nella stessa direzione della liquidazione.

I diversi rinvii delle consegne dei piani di liquidazione, che qualcuno aveva interpretato come una volontà della proprietà di tornare miracolosamente sui propri passi, avevano avuto esclusivamente una matrice tecnica. I documenti, che secondo un iniziale cronoprogramma avrebbero dovuto essere depositati a fine gennaio, finiranno nelle mani dell’autorità giudiziaria martedì mattina. Pochi giorni fa, in Confindustria Salerno, anche l’ultimo tentativo delle organizzazioni sindacali di proporre un piano di salvataggio per entrambe le aziende, pur con ingenti sacrifici in termini di posti di lavoro, era stato rigettato dalla proprietà. La proposta sindacale era di ragionare su un massimo di 30 licenziamenti, di cui 18 alla Paif e 12 alla Termopaif, con la possibilità di rientri futuri a lavoro. Invece perderanno il posto di lavoro tutti i 31 lavoratori della Paif ed i 53 della Termopaif, per un totale di 84 famiglie. Si salverà solo il marchio della Paif, conteso tra aziende italiane e straniere, che secondo indiscrezioni potrebbe finire in Spagna.

I lavoratori, intanto, continuano il loro presidio pacifico dinanzi ai cancelli degli stabilimenti di via Spineta, ormai da tre settimane. La loro speranza resta l’ultimo barlume di una vicenda a tinte oscure, affidandosi ai sindacati, a qualche esponente politico che almeno verbalmente ha tentato di districarsi tra le fila della complicata questione, al governo centrale che dichiarando Battipaglia come area industriale di crisi potrebbe cambiare le carte in tavola.(f. p.)

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