CAMORRA E AFFARI

Marrazzo: «Non sono l’uomo del clan»

Gli interrogatori del gip: l’imprenditore nega ogni addebito. Il commercialista si difende

PAGANI - Interrogatori all’insegna del «Non è vero, le cose stanno in quest’altro modo» quelli che si sono tenuti ieri nei confronti degli indagati del clan Fezza- De Vivo di Pagani. In 11 (il 12esimo previsto era affetto da Covid e quindi il suo interrogatorio è stato rinviato) sono sfilati davanti al gip Pietro Indinnimeo del tribunale di Salerno che ha firmato le 25 ordinanze di arresti eseguiti venerdì da carabinieri, poliziotti e finanzieri su ordine della Dda.

Due i nomi di maggior clamore di questa prima tranche di confronto col giudice: il 49enne paganese Alfonso Marrazzo - presidente della Pedema, la cooperativa che eseguiva lavori di sanificazione ed altri servizi a Pagani e Nocera che sarebbe stata vicino ai Fezza-De Vivo - e il commercialista Brunone Tagliamonte di Sant’Egidio del Monte Albino. Marrazzo, difeso dall’avvocato Vincenzo Calabrese , ha affermato di conoscere solo uno degli indagati il 43enne Giuseppe De Vivo (cugino di Andrea) in quanto vicino di casa, ma di non avere a che fare nulla con le attività del clan. In pratica ha negato qualsiasi coinvolgimento nelle ipotesi investigative che hanno portato al suo arresto. Stessa contestazione degli addebiti per il 44enne commercialista Tagliamonte, assistito dagli avvocati Raffaele Franco e Annalisa Califano, che ha offerto una lettura diversa di tutte le intercettazioni che avevano portato il gip a ritenerlo, in fase cautelare, quale concorrente esterno all’associazione per delinquere di stampo camorristico per aver messo a disposizione la sua professionalità a favore di Marrazzo e dei vertici del clan. Il 42enne Rosario Capozzolo , il 35enne Giuseppe De Vivo , il 34enne Carlo Fiore , tutti di Pagani e difesi dall’avvocato Giovanni Pentangelo , hanno respinto l’accusa di tentata estorsione ai danni di un ristoratore di Vietri Sul Mare. Il 32enne Nicola Francese , assistito dall’avvocato Vincenzo Calabrese , ha sostenuto quello che già aveva detto in un’altra indagine, di conoscere solo Rosario Giugliano , il 61enne pregiudicato poggiomarinese, e di conseguenza non di far parte del clan Fezza- De Vivo.

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere il 44enne Vincenzo Villani di Pagani (che avrebbe trasportato in Spagna i soldi dei Fezza-De Vivo), il 43enne Antonio Fisichella (avvocato Pierluigi Spadafora ), il 31enne Salvatore Giglio (assistito dagli avvocati Giuseppe Buongiorno e Luigi Calabrese ), e il 50enne Salvatore Casillo di San Marzano sul Sarno (difeso dall’avvocato Cosimo Vastola ). Gli altri interrogatori continueranno oggi.

Sono ancora ricercati il 37enne Andrea De Vivo , il 35enne Francesco Fezza , i 32enne Daniele Confessore e il 44enne fratello Vincenzo Confessore , il 43enne Giuseppe De Vivo , il 22enne Emanuele Amarante e un altro indagato, tutti di Pagani. L’inchiesta è affidata al pm Elena Guarino e coordinata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli .

Salvatore De Napoli