Marito violento, chiesto il processo 

Un 24enne sotto accusa: botte, persecuzioni e minacce alla moglie anche davanti alla figlioletta

«Mi hai tradito, ti taglio la testa»: parlava così un marocchino ventiquattrenne raggiunto da una richiesta di giudizio immediato dopo le denunce presentate dalla compagna, che è arrivata a raccontare tutto agli investigatori quando la sua vicenda sentimentale si era trasformata in un incubo. «Se ti vedo con qualcuno ti faccio saltare in aria a te e a lui, ti uccido, capito? Ti taglio la testa», minacciava lui, che ora risponde di maltrattamenti legati ad una serie di atti violenti, percosse e aggressioni reiterate e di stalking, con due diversi capi d’imputazione formulati alla conclusione delle indagini preliminari.
La moglie del 24enne, “colpevole” a suo dire di averlo tradito con altri, era continuamente seguita, monitorata e pedinata; l’imputato compariva ovunque e la aspettava sotto casa per profferire invettive e minacciarla anche di morte. Il giovane era morbosamente geloso, al punto da non fare uscire la sua donna di casa, picchiandola e offendendola: si passava velocemente dalle parole pesanti a schiaffi, calci e pugni. Il tutto sarebbe avvenuto, stando alla ricostruzione, tra il 26 novembre e la metà di dicembre 2017, periodo in cui sono contestati i reati, tutti commessi dallo straniero con l’intento di punire la “sua” donna.
In un caso specifico, il giovane afferrò la donna in strada, spingendola contro un chiosco, davanti alla figlia. «Mio marito viene sotto casa aspettando che io esca - raccontava lei alle forze dell’ordine - mi segue con l’auto, a Sarno, dove lavoro come donna delle pulizie, poi mi ferma e mi minaccia. Il giorno del compleanno di nostra figlia ero in una pizzeria a San Marzano e mia madre mi chiamò avvisandomi che lui mi stava cercando, che ce l’aveva con me, che mi dovevo vergognare per quello che facevo».
Stando alla denuncia il 24enne in quella circostanza aspettò tutta la notte sotto casa della madre di lei: pochi giorni dopo, sempre l’imputato, la sorpassò a bordo della sua auto, tagliandole la strada e costringendola a fermarsi. «Mi tirò fuori dalla vettura e mi minacciò perché non avevo risposto alle sue chiamate, diceva che avevo bloccato le chiamate, che la sua vita non aveva senso e che lui si sarebbe ucciso. Io me ne andai, avevo paura, me ne andai senza dire nulla».
L’inchiesta del pubblico ministero Viviana Vessa, titolare del fascicolo investigativo, ora è arrivata alla richiesta di rito immediato.(a. t. g.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA