Maria e la festa senza regali «Soldi ai bimbi»

La signora Rizzo ha voluto in dono una scatola dove mettere fondi per Oncologia pediatrica

Dopo due centenari di origini cilentane, questa volta a festeggiare in città i 100 anni di vita è una signora che è salernitanissima. Maria Rizzo li ha compiuti martedì scorso attorniata da figli, nipoti, parenti e amici. In tanti hanno affollato la sua abitazione nel quartiere “Mutilati”. Ha bussato alla sua porta perfino una signora che non la conosceva neanche, ma si era diffusa la voce di un festeggiamento così importante e non se l’è voluto perdere, presentandosi con un bel fascio di fiori.

La signora Rizzo ha chiesto ai parenti più stretti di non regalarle oggetti ma una scatola nella quale sono stati messi soldi che devolverà all’ospedale “Ruggi” per l’acquisto di un macchinario da destinare al reparto di Oncologia pediatrica. Una targa, con su impresso il suo nome, la ricorderà per sempre ai bambini che dovranno utilizzarlo. E a proposito di piccoli, la signora Maria ha cresciuto tre femmine e due maschi, uno dei quali continua a gestire lo storico negozio di ottica Siano, al centro di Salerno, fondato nel 1870. In occasione della sua festa, la signora si è divertita parecchio e ha augurato a tutti i presenti di arrivare alla sua età «con il cervello buono», altrimenti è meglio «’o tavuto», cioè passare a miglior vita, dice la centenaria che non ama le mezze misure. «La vita è passata così veloce che mi ritrovo a 100 anni e non me ne sono neanche accorta», commenta. Sono stati anni pieni di sacrifici ma anche di soddisfazioni. Il papà Francesco Rizzo era un imprenditore, possedeva una fabbrica di marmi nei pressi di piazza ferrovia, l’attuale piazza Vittorio Veneto. «Ero la terza di nove figli, 4 maschi e 5 femmine», racconta, oggi numeri impensabili. Prima ha vissuto vicino alla stazione, nel 1958 si spostò in zona Mutilati, da dove ammira tutte le mattine un panorama mozzafiato. Ma prima ancora ha vissuto insieme ai suoceri in via Sichelgaita. In tutti questi spostamenti, Salerno com’è cambiata? «Rispetto al modo di vita è peggiorata, dal punto di vista estetico è migliorata. Il calore della famiglia si è perso, anche le forme di rispetto per gli anziani non ci sono più. Se i miei figli rincasavano tardi erano “mazzate”, li rincorrevo intorno al tavolo. E poi quello che c’era si mangiava, una pentola per tutti, e si pranzava e cenava insieme. Ricordo che mio figlio Ulderico una volta di ritirò tardissimo e io lo svegliai anche se si era addormentato da poco. Mi rispose che sarebbe andato a lavorare sempre con puntualità se gli avessi comprato un pantalone da Brancaccio. Io il pantalone lo comprai al mercato, poi andai da Brancaccio, mi feci dare un foglio e facemmo una bella confezione regalo. Solo dopo anni mio figlio ha saputo la varità, però intanto al lavoro ci andò regolarmente».

Da altri punti di vista Salerno «è come una donna che indossa anelli e si trucca. Cioè è migliorata». La signora Rizzo ricorda quando al porto commerciale c’era la spiaggia, e richiama alla memoria i bagni Savoia e i costumi che si indossavano fino alle ginocchia. Si sposò nel 1941 con Matteo Siano, un uomo «molto bello, quando mi sposai guardavano più a lui che alla sposa – dice con un sorriso – Per questo in casa mi avvalsi di Filomena, una signora che mi aiutava a fare le pulizie abbastanza bruttina». Per comprare la casa in zona Mutilati fu costretta a vendere il suo bracciale d’oro perché l’appartamento costò 6 milioni e 100mila lire. Con un po’ di nostalgia pensa che oggi il «marito avrebbe avuto 101 anni, ma è morto 37 anni fa». I conti la signora li sa fare ancora benissimo. Non ha mai fumato, prendeva la sigaretta solo per darsi un tono, ma mezzo bicchiere di vino a tavola non manca mai, anche ora che ha 100 anni. In gioventù, invece, si è riempita la stomaco di cipolle e uova. E con gli acciacchi dell’età come convive? All’Inps, chi l’ha visitata, è rimasto incredulo per come “porta” bene gli anni. Ma qualche medicina la prende. «Per il cuore pago ogni scatola circa 25 euro, le fanno pagare pure a chi ha 100 anni», afferma con un po’ di disappunto, prendendosela col sistema sanitario. Il bilancio della sua vita? È stata una bella vita, solo durante il periodo della guerra ha vissuto cosa vuol dire avere paura, quando lanciavano le bombe. Poi è arrivato il periodo di serenità: le serate al Supercinema, cioè l’ex cinema Astra di corso Vittorio Emanuele, il teatro, la patente di guida. Del resto grazie a Supercinema conobbe suo marito.

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