«Marco vive nel nostro lavoro quotidiano» 

A un mese dalla scomparsa di ’o Priore, la moglie ricorda il noto ristoratore sarnese e la passione per la cucina

SARNO. È passato un mese dalla scomparsa di Marco Ferri, “’o Priore”, sconfitto a soli 50 anni da una malattia, e oggi la gente di Sarno lo ricorderà e ne onorerà la memoria in un rito funebre di commemorazione. Di lui resteranno indelebili per la sua famiglia ma anche per i suoi clienti, i tanti pregi che lo hanno reso una persona davvero speciale.
Marco era un amante della buona cucina, un uomo benvoluto da tutti e capace di conquistare i palati più fini grazie all’attività di famiglia, il ristorante “’o Priore”. Aperto nel 1955 a Sarno, in via Onofrio Tortora, come una cantina, e già molto nota a quei tempi, con l’arrivo di Marco, agli inizi del 2000, si trasforma in un ristorante che offre soprattutto specialità di carne e piatti di qualità ai suoi tanti clienti.
La passione di Marco Ferri per il lavoro di ristoratore e per la carne alla brace, rivivono nelle parole di sua moglie Roberta. «Mio marito iniziò ad avvicinarsi alle carni cotte alla brace 15 anni fa. Dopo aver lavorato in vari ristoranti d’Italia, insieme cominciammo a cucinare la carne con una brace all’esterno del nostro locale. Qualche anno dopo iniziarono ad arrivare le prime soddisfazioni e l’attività decollò. Marco era un autodidatta, oltre che un perfezionista. Selezionava lui stesso le carni migliori ed era alla continua ricerca della perfezione. Oggi, grazie al suo costante impegno, e a quello di suo fratello Gianluca, insieme a Graziella (specialista nei dolci), a Giuseppe (direttore di sala), a Francesco e ad Archetta (parte dello staff), il nostro ristorante vanta ottimi risultati. Tanto è vero che sono venuti a trovarci personaggi illustri, come i calciatori Fabio Cannavaro e Lorenzo Insigne e il cantante Sal da Vinci».
Roberta sottolinea soprattutto la personalità di Marco e la sua attenzione per la qualità: «Odiava utilizzare carni che non fossero di grande qualità. Voleva essere diverso dagli altri e perciò passava gran parte del suo tempo a lavorare, ed io con lui, eravamo come il braccio e la mente. Lui, inoltre, è stato d’esempio per i tanti ragazzi che si avvicinano a questo settore, in quanto amava insegnare i trucchi del mestiere a tutti coloro che volessero intraprendere la strada della ristorazione».
C’è un aneddoto che Roberta racconta con piacere: «Un’estate eravamo in vacanza in Sardegna con nostra figlia Rosaria. Nella struttura alberghiera in cui alloggiavamo, c’erano anche dei salernitani nostri abituali clienti che vedendo Marco gli chiesero di cucinare lui quella sera. Marco, disponibile com’era, accettò e cucinò per quasi 200 persone».
L’omaggio finale della moglie a Marco è semplice: «Dopo pochi giorni dalla scomparsa di mio marito, abbiamo subito ripreso a lavorare, perché siamo convinti che Marco avrebbe voluto così. Continuerà ad esistere anche tramite il nostro impegno per un’attività che lui ha tanto amato».
Danilo Ruggiero
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