IL PERSONAGGIO

Marandino, omicidi e soldi: dal 1957 sempre sulla breccia

Dal primo processo per violenza a pubblico ufficiale a quelli per associazione mafiosa

CAPACCIO PAESTUM La storia delinquenziali di Giovanni Marandino comincia nel 1957 - ben 64 anni fa quando, appena ventenne, incorre nel suo primo reato. Lesioni personali, furto e violenza a pubblico ufficiale furono le accuse. Per quei fatti gli furono inflitte due condanne per complessivi 5 mesi e 25 giorni di reclusione. Era solo agli albori “Zì Ninuccio” che, nella sua carriera delinquenziale è stato anche co-imputato in un maxi-processo con Raffaele Cutolo, di cui è stato uno dei riferimenti nella Piana del Sele. La carriera delinquenziale del “vecchio boss” della Piana del Sele viene ricostruita, analiticamente, nell’ordinanza di custodi cautelare in carcere dello scorso mese di febbraio, nella quale si legge «che abbandonati ben presto gli studi, ha espresso fin dalla giovane età una naturale inclinazione a delinquere, con correlata pericolosità sociale, che ha poi avuto modo di confermare ripetutamente nel corso dei successivi decenni fino a giungere all’attualità ».

L’apice della carriera criminale Marandino la raggiunge negli anni Ottanta e Novanta sotto l’ala protettiva dalla Nco (Nuova Camorra Organizzata). Già negli anni Settanta – dicono le cronache giudiziarie – era un riferimento della mala locale. In questo periodo colleziona una serie di condanne e si ritrova in innumerevoli processi come imputato, anche in quelli che lo vedono alla sbarra per plurimi omicidi di camorra. Quelli in danno di Carmine Cesaro, Orvieto Pane, Carmine Ontano e Gerardo Sabatino (verificatisi tra l’11 e il 13 agosto 1981 dai quali fu scagionato), nonché di Roberto Cioffi (avvenuto l’8 luglio 1978 e per il quale è stato assolto). Zì Ninuccio, sempre nell’agosto del 1981, scampò ad un attentato nel quale perse la vi- ta il suo uomo di fiducia, Alfonso Scarpa. Nel suo casellario giudiziario c’è mezzo codice penale: omicidio doloso, rapina, sequestro di persona, porto abusivo e detenzione di armi, bancarotta fraudolenta. E ovviamente estorsione e usura. Si racconta che nell’archivio della stazione dei carabinieri di Capaccio le carte del suo excursus di vita delinquenziale occupino un intero scaffale.

Ed ora, con ogni probabilità, andranno in archivio. Marandinoè stato poi colpito da una serie di azioni di sequestro di beni finalizzati alla confisca, applicati dalla magistratura perché ritenute ricchezze raccolte grazie ai guadagni illeciti dovuti alla sua attività di interme. E poi l’inchiesta che vide coinvolto anche l’imprenditore Roberto Squecco, di recente finito i carcere per la vicenda delle ambulanze e società dei servizi funebri. Marandino, oltre alle condanne penali, ormai 84enne aveva messo insieme anche una ventina di patologie, ma nonostante ciò non gli erano stati riconosciuti gli arresti domiciliari, pur considerando al sua veneranda età, perché la sua casa era considerata dagli inquirenti «un vero e proprio centro logistico di finanziamento».