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«Manca una reale mescolanza»

Per Peppe Cavaliere (Arci) buoni i livelli di istruzione e occupazione

«Ci sarà vera integrazione solo quando si vedrà una vera mescolanza sociale che, purtroppo, ancora non c’è in città». Peppe Cavaliere, presidente dell’Arci Salerno, è però convinto che per raggiungere una società davvero multietnica, così come successo in molte città del Nord e negli altri paesi europei, Salerno dovrà aspettare per lo meno una decina d’anni. «Quando, cioè - spiega Cavaliere - i tanti figli degli immigrati trasferitisi in città anni fa, che sono nati qui, e qui si stanno istruendo, quì stanno creando le loro relazioni, d’amicizia e d’amore, faranno in modo, e non senza conflitti con i loro padri, di aprire le loro comunità all’esterno. Perchè se non c’è vera integrazione non è solo per colpa dei cittadini salernitani che ancora dimostrano una “resistenza” allo straniero ma anche delle tante comunità residenti a Salerno che restano chiuse in loro stesse non aprendosi più di tanto alla vita salernitana».

Tante le comunità presenti in città, la più longeva sicuramente quella srilankese, insediatasi a Salerno più di 30 anni fa. Ma si prendono in esame i parametri usati dal Ministero per stabilire il grado di integrazione degli stranieri nelle città italiane - ossia l’istruzione, il lavoro, la salute e la casa - Cavaliere afferma che Salerno è messa male soprattutto per quanto riguarda l’ultimo: «Se i livelli di istruzione e di occupazione sono buoni in quanto ormai le classi miste sono la normalità nelle nostre scuole e gli immigrati riescono a inserirsi bene nel tessuto lavorativo cittadino, se pur svolgendo mansioni umili, quello che preoccupa sono le condizioni, spesso al limite della decenza, in cui molti immigrati vivono. Il più delle volte le case in cui abitano, fittate nella maggior parte dei casi in nero, sono poco più che tuguri, vecchie, tenute male, poco sicure. C’è ancora tanto da fare, insomma, ma si sono fatti grandi passi in avanti». (fi.lo.)

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