LA TRAGEDIA DI SAN MANGO

«Mamma ti amo»: su Fb il dolore del figlio

“Sei, sarai e sei sempre stata il mio tutto” scrive il primogenito a 24 ore esatte dall’omicidio-suicidio. L’agguato in giardino

SALERNO -  «Sei, sarai e sei sempre stata il mio tutto. Mamma, ti amo». È la frase comparsa ieri mattina sulla bacheca Facebook del figlio maggiore di Paola Larocca e Rodolfo Anastasio; un post scritto a 24 ore esatte dalla tragedia che si è consumata nel Parco Fiorito di San Mango Piemonte: l’omicidio della donna di 55 anni e il suicidio del marito 56enne che hanno lasciato senza fiato tutta la comunità dei Picentini e l’intera città di Salerno. Un messaggio breve, conciso, per esprimere tutto l’amore di un giovane di 32 anni che sta affrontando uno dei momenti più difficili della sua vita, quelli in cui necessariamente dovrà metabolizzare quanto accaduto e provare ad andare avanti senza contare sui riferimenti di tutta la sua esistenza. Poche parole e una fotografia, di alcuni anni fa, in cui Paola è abbracciata e baciata dal 32enne. Un figlio che mostra tutto il suo amore alla propria madre. Che, adesso, non potrà accarezzare mai più. Il dayafter della tragedia avvenuta poco dopo l’alba di mercoledì in una villetta ai piedi del monte Tubenna è il giorno della consapevolezza. Della presa di coscienza di tutti di quanto accaduto e anche del fatto che, con buona probabilità così come emerso già dai primi riscontri, Rodolfo Anastasio aveva studiato fin nei minimi particolari quell’omicidio-suicidio.

Il dolore di una comunità. Il post del 32enne figlio della coppia protagonista di questa tragedia indicibile è diventato subito virale. Centinaia di “like” ma pure di messaggi per provare a dare forza al giovane che, al momento del raptus del padre era in mansarda e stava ancora dormendo. «Non ti conosco ma sono stata tante volte al tuo ristorante. Sono mamma e mi si stringe il cuore a pensare a ciò che state provando tu e tuo fratello. Un abbraccio fortissimo che non è e non può essere quello della tua mamma ma, credimi, gli somiglia tantissimo. Ora lei intercederà perché possiate trovare conforto in tanto dolore », il commento - fra i più accorati - di una cliente del locale del centro di Salerno. Nel post del primogenito della famiglia Anastasio non c’è alcun cenno al padre, al 56enne ristoratore che ha messo fine alla sua esistenza e a quella della donna della sua vita. Poche parole per esprimere quello che è pure il dolore del fratello di 29 anni, il giovane che si è precipitato nel giardino di casa per disarmare il padre dopo che aveva colpito con un coltello la madre almeno per quattro volte, restando anche ferito a una mano. Anche ieri i due sono stati ascoltati dai carabinieri della Compagnia di Salerno guidati dal maggiore Antonio Corvino che, su delega della Procura (il pm titolare delle indagini è Carlo Rinaldi), stanno effettuando gli accertamenti sulla vicenda. Per l’intera giornata, poi, anche la bacheca del ristorante “Pinocchio”, il locale di lungomare Trieste di proprietà della famiglia Anastasio, è sommersa di messaggi tra ricordi e una domanda costante: «Perché?».

La premeditazione dell’alba di follia. Con il passare delle ore e dopo la raccolta di diversi elementi utili per le indagini, l’ipotesi che Rodolfo Anastasio abbia studiato tutto prende sempre più corpo. L’uomo, infatti, intorno alle 6 ha raggiunto San Mango Piemonte in auto da Salerno e si è introdotto nell’abitazione che aveva lasciato tre mesi fa scavalcando il cancello d’ingresso. Da lì, poi, ha raggiunto il giardino dove c’erano i suoi due cani in attesa dell’arrivo della moglie che, intorno alle 6.30, è comparsa nell'area esterna della villetta. Rodolfo si è subito scagliato contro Paola, colpendola almeno quattro volte, due al petto e altrettante a un fianco. Non sono riusciti a fermarlo neanche i suoi animali: nel giardino, infatti, i cani hanno attaccato Anastasio non appena si è scagliato contro la padrona ma anche quest’azione - insieme a quella del figlio minore intervenuto in pochi attimi - è riuscita ad evitare la tragedia. Anastasio si era presentato in casa già armato: un altro elemento che fa ipotizzare la premeditazione insieme alla presenza nella sua auto di una corda poi utilizzata per togliersi la vita sul cavalcavia di San Mango che sovrastata l'autostrada A2. Che il 56enne ristoratore abbia studiato tutta l’azione emerge anche da quanto accaduto la sera prima in una cena con gli amici in cui aveva ribadito la sua volontà di provare a sanare il rapporto con la moglie. Tutti hanno tentato di farlo desistere, di cambiare vita. Ma c’è una frase - rivelata da Telecolore - che potrebbe rappresentare un altro segnale delle sue intenzioni: «O tutto per me, o niente per nessuno», avrebbe detto a tavola ad alcune persone che, soltanto dopo la tragedia di mercoledì mattina, hanno dato peso a quelle parole che parevano quasi senza senso.