Malasanità, tre mesi di attesa per la radioterapia

Oltre 90 giorni per una prestazione di radioterapia all’ospedale "Ruggi". Lo denuncia un malato terminale di Ceraso, protagonista di un’odissea. Tutto ciò mentre ad altre strutture idonee si negano le convenzioni

SALERNO. Non meno di tre mesi per effettuare una prestazione di radioterapia. E’ questo il tempo che devono attendere i malati di tumore per sottoporsi a questo tipo di cura presso l’ospedale "Ruggi". Lo sa bene Marina Barba, biologa di Ceraso, il cui padre malato di carcinoma polmonare, in fase terminale, necessita di cure immediate.

Tre mesi, per un paziente in queste condizioni, sono un lusso. E la lista d’attesa rischia di diventare un "parcheggio" di sofferenze e disagi. Acuiti dal fatto, nel caso di specie, che l’anziano, affetto da gravi problemi respiratori, è anche impossibilitato ad affrontare il viaggio per raggiungere da Ceraso il capoluogo. Il paradosso è che, mentre all’ospedale di Salerno bisogna attendere mesi per effettuare la radioterapia, nel centro radiosurgery di Agropoli, attivo presso il locale plesso ospedaliero, sono presenti due apparecchiature che potrebbero essere utili allo scopo e che, al momento, sono utilizzate solo per la radioterapia stereotassica.

Il centro infatti, è dotato di due acceleratori che, attraverso una convenzione con l’Asl, potrebbero essere utilizzati per le prestazioni tradizionali di radioterapia, consentendo di accorciare i tempi di attesa per gli utenti, evitando loro di recarsi in strutture lontane dai propri centri di residenza. Qualora i due acceleratori venissero utilizzati per la radioterapia tradizionale, potrebbero essere effettuate quotidianamente almeno una cinquantina di prestazioni.

Ma l’assenza di una convenzione che ne autorizzi l’utilizzo - colpa di una inspiegabile paralisi dell’Azienda sanitaria locale - costringe chi risiede nel Cilento a veri e propri viaggi della speranza a Salerno, dove le richieste sono talmente tante da ritrovarsi con liste d’attesa chilometriche e vergognose, soprattutto se si parla di prestazioni per malati terminali che purtroppo, non hanno un tempo illimitato a disposizione.

Qualche giorno fa, con la speranza di eseguire la radioterapia al centro radiosurgery, Marina Barba si è recata all’ospedale di Agropoli. «Risiedo nel comune di Ceraso - ha spiegato la figlia dell’anziano - e per me è molto difficoltoso raggiungere gli unici centri disponibili di Salerno e Avellino. Senza contare che le liste di attesa sono lunghissime. Mio padre è in fase terminale ed ha bisogno di terapie adesso, per alleviare il dolore, non tra qualche mese. Non possiamo aspettare». La biologa per qualche tempo, ha accompagnato il padre, per effettuare la radioterapia, all’ospedale di Avellino.

Il lungo viaggio da Ceraso, però, sottoponeva l’uomo ad una inevitabile sofferenza e alla fine i familiari sono stati costretti ad interrompere la terapia. Una problematica che stanno vivendo decine e decine di persone che, quotidianamente, dopo aver contatto l’ospedale di Salerno, si recano al centro radiosurgery di Agropoli. Ma ogni volta la direzione del polo oncologico è costretta a indirizzarli in altre strutture. «Una persona come mio padre che ha fatto una vita di sacrifici ha diritto ad essere curato in un centro vicino al proprio comune di residenza. E’ una vergogna avere la disponibilitá di apparecchiature indispensabili e non poterle utilizzare», ha concluso la biologa.

Angela Sabetta

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