«Macché parentopoli Iannello pensi a ciò che accade a casa sua»

Dopo la battaglia sulle assunzioni scende in campo Bianco «È un modo barbaro di fare politica. Solo calunnie e falsità»

“Parentopoli” in Multiservizi e Garanzia giovani. C’è un nuovo capitolo per la questione sollevata da Antonio Iannello in consiglio comunale. L’esponente della minoranza disse in aula: «Tra i tirocinanti in Multiservizi c’è il figlio del consigliere delegato alla raccolta “porta a porta”, tra i consulenti c’è un ex consigliere comunale, ma anche tra i responsabili ci sono cognomi noti. Garanzia giovani è servita ad arruolare altri figli di persone vicine all’amministrazione in altri settori del Comune».

Accuse a cui aveva replicato il presidente di Multiservizi Fernando Argentino: «Per Garanzia giovani la Regione ha autorizzato 22 progetti di formazione lavoro, a oggi sono entrati 11 ragazzi e in tre hanno preferito non iniziare. Abbiamo difficoltà a reperire tutti, non capisco perché debbano essere discriminate le persone in rapporto agli incarichi dei genitori. Non esiste che il figlio di un consigliere non possa essere un tirocinante». A intervenire nella querelle è ora il destinatario di quell’accusa, il «consigliere delegato» a cui Iannello faceva riferimento: Carlo Bianco.

Il consigliere comunale della maggioranza Torquato non ha però ribattuto sulla presenza di suo figlio tra i tirocinanti in servizio nella società municipalizzata, ma ha accusato di favoritismi Iannello: «A costui – ha scritto in una nota – suggerisco di guardare in casa propria prima di salire sul pulpito per tuonare contro presunti atti di nepotismo o favoritismo di natura familiare. In particolare in casa sua al tempo del suo assessorato». L’intervento di Carlo Bianca ha spaziato pure sul modo di intendere e fare la politica.

Nel parlare di “parentopoli” Iannello, infatti, aggiunse: «Questo sarà il nuovo modo di fare consenso di cui parlò un esponente della maggioranza in un’altra seduta di Consiglio».

«La politica – ha dichiarato Bianco – non può essere un gioco infantile, non deve essere un esercizio puerile. Non può e non deve scadere nel ridicolo laddove prende la forma di interrogazioni utilizzate come pretesto per lanciare accuse velenose o, peggio ancora, diffamare. Non deve e non può perché, per fortuna c’è chi la politica la vive come sana passione e impegno quotidiano al servizio del bene comune. Il presente contingente mi costringe a prendere atto che spesso la politica viene svuotata del suo significato autentico e manipolata per seminare zizzanie e falsità».

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