«Ma quali minacce, noi i danneggiati!»

Viaggio nei ritrovi dei tifosi rossoneri: «Fraintesa la nostra protesta, esagerato il clamore». Questore e Macalli sott’accusa

INVIATO A NOCERA INFERIORE. Piove. E - a tratti - diluvia, il giorno dopo. Quasi un seguito meteorologico dello tsunami mediatico abbattutosi, neppure ventiquattr’ore prima, sulle due Nocera e sulla Nocerina. Invase ancora dal fango e dalla melma riversati dai titoli dei giornali e dai servizi dei notiziari televisivi locali e, soprattutto, nazionali.

È venuta giù la fine del mondo. E i danni, specie d’immagine, sono incalcolabili: per la società, la tifoseria, l’intero comprensorio. Che non ci stanno, però, ad assistere passivamente a questo tiro al bersaglio, a quella che definiscono una “crocifissione giornalistica”. E reagiscono, replicano, rispondono, rispediscono al mittente addebiti, critiche, accuse, etichette. «Avevamo chiesto alla squadra solo un gesto eclatante per dare voce ad un’ingiustizia subita», si sono giustificati, già a caldo, con una nota diffusa attraverso il sito www.forzanocerina.it, gli ultras rossoneri.

E questa tesi è avallata, sostenuta, addirittura rafforzata dai commenti, anche animati, registrati ieri mattina nei principali punti di ritrovo dei sostenitori di fede molossa. Come il Bar dello Sport, in via Matteotti, dove c’è ancora l’odore della pittura fresca per i lavori di tinteggiatura del locale, ma c’è anche tanta puzza di... bruciato. «Ci state massacrando, triturando, mortificando, infangando: non siamo una tifoseria di camorristi, delinquenti teppisti. É ora di finirla con queste superficiali generalizzazioni!».

Insomma, sono risentiti, incavolati, gli avventori-tifosi-cittadini di Nocera. Altro che pentiti o costernati. Hanno voglia di parlare, spiegare, chiarire, puntualizzare. «Ma quali minacce, quali intimidazioni! Ai giocatori e allo staff tecnico era stato solo chiesto di non scendere in campo all’Arechi in segno di rispetto per il violato diritto dei supporter rossoneri in possesso della tessera del tifoso di assistere al derby», sottolinea Carlo Bianco, che ha sfiorato l’elezione tra i banchi del consiglio comunale nell’ultima tornata elettorale.

Gli fa eco Antonio Primavera: «A Mercato San Severino, prima della partenza della squadra per Salerno, sono state fatte solo delle pressioni sulla squadra per non giocare. Le responsabilità per tutto quello che è accaduto non sono dei tifosi molossi». Ed Alfonso Iannone è ancora più esplicito nell’attribuzione delle colpe: «Gli ultras nocerini sono solo le vittime delle decisioni adottate dal questore di Salerno e dal presidente della Lega Pro». De Iesu e Macalli sono l’obiettivo delle critiche anche di Salvatore Buscetto, ex dirigente accompagnatore proprio della società rossonera all’epoca della presidenza Orsini. «In passato è stato garantito l’ordine pubblico a Salerno anche in partite considerate ad altissimo rischio di incidenti, autorizzando la presenza sugli spalti dei tifosi di Verona e Napoli: perché stavolta il questore ha deciso di negare solo a noi il diritto di presenziare al derby? E i massimi dirigenti della Lega Pro perché, in estate, conoscendo l’acerrima rivalità tra le due piazze, hanno inserito Nocerina e Salernitana nello stesso girone?». Interrogativi che si ripetono anche nello spontaneo capannello che si crea in piazza Municipio, sotto la sede del Comune, diventato per l’occasione un set televisivo con diverse troupe di network nazionali impegnate in collegamenti in diretta e differita. «Un interesse morboso s’è scatenato intorno a questa vicenda. Troppe esagerazioni, distorsioni della verità. Probabilmente c’era un piano per non farci venire all’Arechi, studiato a tavolino da questore, prefetto e sindaco di Salerno», ipotizza l’avvocato Stefano Sellitti, ex arbitro di calcio. Inviperito con De Iesu anche Carmine D’Andrea: «Ci stanno facendo passare per la tifoseria più violenta e turbolenta d’Italia. Siamo noi i danneggiati, quelli che dovrebbero essere risarciti per i torti subiti. Ce l’abbiamo soprattutto con il questore, che prima ci aveva chiesto di organizzarci con i pullman per la trasferta all’Arechi ma, quando siamo poi riusciti a metterli insieme, ha bloccato l’operazione per un pretestuoso ritardo sui tempi».

Nessuno, però, che s’indigni o faccia mea culpa per i 20 daspo già inflitti, per l’inchiesta appena avviata dalla locale Procura della Repubblica, per i reati di “violenza privata” e di “manifestazione non autorizzata” contestati dalle forze dell’ordine a quanti si sono radunati - vogliamo metterla così? - davanti all’albergo della Nocerina a Mercato San Severino. Piuttosto, c’è chi riesce a trovare una giustificazione anche per le manifestazioni di giubilo, prima davanti alla tv e poi in piazza, dopo la sospensione del derby dell’Arechi, già al 20’ del primo tempo. Sentite Stefano Verticale: «Anche questo gesto è stato frainteso: abbiamo semplicemente ritenuto quell’epilogo della partita una forma di rispetto della nostra squadra verso la propria tifoseria, ingiustamente trattenuta a casa». Il cielo torna a rabbuiarsi, la piazza si svuota. E piove. Anzi, diluvia: sulle due Nocera, sulla Nocerina e, purtroppo, sul calcio nostrano.

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