«Ma il fenomeno dell’abbandono è sempre di moda» 

La denuncia di Romina Battista di “Angeli in... coda” che si occupa da molti anni della tutela dei randagi

SALERNO. Gioie e dolori, per i piccoli amici. Soprattutto se capitano nelle famiglie del Mezzogiorno. «Certamente cresce la presenza di animali domestici, per il bisogno di avere un affetto più sicuro. Ma purtroppo cresce anche il randagismo, perché al sud la mentalità è ancora quella del ’700 e li abbandonano».
Non indulge in sentimentalismi Romina Battista dell’associazione Angeli in...coda. A Salerno si occupa della tutela dei randagi, con un piccolo rifugio e la ricerca di chi intenda adottarli. L’organizzazione è aperta al volontariato: chiunque voglia, nel tempo libero, è invitato a dare una mano per pulire e cibare gli animali. Un’assistenza finanziata da donazioni private, anche una sorta di adozione a distanza, e un servizio di pensione per animali. «Perché da noi non esiste un finanziamento pubblico, nulla che riguardi il volontariato per aiutare gli animali» precisa la donna, mettendo un altro dito nella piaga.
Non sta fornendo un quadro incoraggiante. Cosa non funziona qui?
Se gli animali in casa sono in forte aumento, devo aggiungere però che, al sud, sono tantissime le persone che prendono un cane o un gatto e, dopo qualche anno, abbandonano l’animale, al canile o per strada. Accade quando si verifica un cambiamento come la separazione dal compagno, il cambio di appartamento o la nascita del bambino. Oppure si scocciano semplicemente di continuare a tenerlo. Per questi motivi i canili o i rifugi come il nostro sono sempre strapieni, anche se la domanda di animali è in crescita, magari per motivi di moda.
In che senso per moda?
Sì, tanta gente decide di prendere un animale in casa per seguire una tendenza. Ora, per esempio, la moda è il bulldog francese, come prima era di moda il pastore tedesco, un cane non sempre gestibile, tanto è vero che noi ne abbiamo cinque.
A Salerno qual è la situazione?
Salerno ha due canili comunali, circa 500 cani in tutto, proprio perché c’è il fenomeno così grave delle persone che si disfano dei cani. Una realtà tutta meridionale, come dicevo. In Calabria due canili a Cirò Marina ospitano 1000 cani cadauno. A Pignataro Maggiore, nel Casertano, ci sono tre canili, uno ha 600 cani, gli altri due arrivano a mille sommandoli. Spostandosi al nord, troverà canili con 20-30 cani. L’unità d’Italia non è mai esistita anche per i cani.
Questo cosa comporta?
La differenza si nota anche nelle gare d’appalto per la gestione, ci sono canili al nord che spendono anche 3 euro ad animale al giorno, al sud arriviamo a 1,20-1,50 euro: immagini cosa può mangiare il cane.
E le pensioni private come vanno da noi?
Le realtà private sono un’altra cosa. E più piccole sono, meglio sono gestite. Ma un canile comunale con 1000 cani, come fa a tenerli d’occhio tutti? Nella mia piccola realtà siamo 3 a gestire 50 cani e non ce la facciamo, si figuri.
Però aumenta la considerazione per gli animali e quindi migliora e si diversifica l’offerta di servizi dedicati, anche dalle nostro parti. O no?
Questo senza dubbio. Ma è una novità per il sud. Queste cose nel nord Italia e nel nord Europa succedevano già 50 anni fa, noi arriviamo sempre tardi. (gi. ro.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.