Ma De Luca sapeva già a ottobre

La conoscenza dell’inchiesta rivelata da una lettera del suo legale in Procura

SALERNO. De Luca sapeva. Sapeva che sul suo conto la Procura di Roma aveva aperto un’inchiesta, conosceva il numero del fascicolo ed è evidente che ne avesse chiaro anche il capo d’imputazione. La versione che per quasi quarantott’ore ha voluto rappresentare il presidente della Regione come mero recettore delle dimissioni di Mastursi si sgretola davanti a una lettera che il suo avvocato, Paolo Carbone, ha inviato agli inquirenti romani il 29 ottobre, dieci giorni prima che il capo staff lasciasse l’incarico. È un documento diretto al procuratore Giuseppe Pignatone, in cui il legale rappresenta la volonta di Vincenzo De Luca, «indagato nel procedimento penale in epigrafe» di sottoporsi a interrogatorio, «nella prospettiva di un chiarimento della sua posizione e della sua completa estraneità rispetto ai fatti per cui si procede».

Dieci giorni prima la squadra Mobile di Napoli aveva perquisito abitazione e uffici di Nello Mastursi, notificando il decreto di perquisizione in cui sono indicati i nomi di tutti gli indagati e la formulazione delle accuse. Un decreto che con molta probabilità De Luca ha letto poche ore dopo. Con la richiesta di interrogatorio il “governatore” sperava forse di poter uscire dall’inchiesta prima che questa venisse allo scoperto deflagrando su un’esperienza amministrativa appena agli inizi. Di sicuro per quasi un mese ha imposto il silenziatore sulla vicenda: nella cerchia di consiglieri e collaboratori solo pochi fedelissimi sapevano cosa stava accadendo, ed erano vincolati al mutismo. Idem per gli avvocati (Paolo Carbone per De Luca, Felice Lentini per Mastursi) che fino all’ultimo hanno negato di essere a conoscenza di alcunché. Poi ieri mattina, quando ormai le notizie di stampa avevano squarciato il sipario, si è capito che in certi ambienti vicini al “governatore” molti sapevano. Chi ha potuto ha continuato a giurare che solo nelle ultime ore De Luca avrebbe ricostruito i fatti. Lui stesso, però, ha diffuso nel pomeriggio la lettera con cui, tredici giorni prima, chiedeva di essere interrogato. (c.d.m.)

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