montecorvino rovella

Lupara bianca, un rinvio a giudizio

Sarà processato un torrese coinvolto nella sparizione di D’Elia

MONTECORVINO ROVELLA. Partecipò al falso arresto di Maurizio D’Elia, torturato e poi ucciso a Olevano sul Tusciano il 12 marzo del 2002 perché ritenuto uno dei killer di Giuseppe Esposito, detto “Peppe ’o ribott’“. Vincenzo Marciano, di Torre Annunziata, è stato tirato in ballo da alcuni pentiti che negli anni hanno contribuito a fare chiarezza sulla lupara bianca. Il gip Donatella Mancini, accogliendo la richiesta della Dda di Salerno, ha disposto il rinvio a giudizio del pregiudicato torrese, a marzo, dinanzi alla Corte di Assise di Salerno.

Nel 2008 il gup del tribunale di Salerno si è già pronunciato sull’omicidio D’Elia infliggendo 30 anni di carcere a Carmine Izzo e 14 anni, invece, al collaboratore di giustizia Salvatore Izzo. Entrambi furono arrestati nel novembre del 2007.

Come per Magliano, che andrà a processo, ad incastrare i presunti autori della lupara bianca furono le dichiarazioni di diversi pentiti. In particolare decisive sono state quelle rese da Saverio Tammaro, già capo dell’omonimo clan di Scafati, e da Gerardo Adinolfi, esponente di spicco dei gruppi camorristici di Torre Annunziata. Secondo la ricostruzione della Dda di Salerno, Tammaro e Adinolfi, per 5mila euro inscenarono il falso arresto di D'Elia. I boschesi, su richiesta del boss di Battipaglia Biagio Giffoni, la sera del 12 marzo 2002, accompagnati in auto da Carmine La Pietra, si recarono in auto a Macchia di Montecorvino Rovella. Davanti ad un circolo ricreativo, fingendosi rappresentanti delle forze dell’ordine, prelevarono D’Elia con la forza e lo portarono in una zona isolata di Olevano per consegnarlo a Giffoni ed ai suoi uomini. Dopo un interrogatorio fu ucciso e il suo corpo sotterrato.(re. pro.)

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