Il banchetto dei senegalesi

SALERNO

«Lungomare Trieste solo nei week end»

È la proposta degli ambulanti senegalesi a De Luca, ribadita alla Festa dei popoli. Pronti alla mobilitazione nazionale

SALERNO. «Rispettiamo le regole e lo abbiamo sempre fatto, nessuno di noi ha mai detto un “no” a prescindere». Il presidente dell’associazione senegalesi di Salerno, Daouda Niang, è in piazza della Concordia insieme ai suoi connazionali. Sono in festa , come tante altri Paesi, per la Festa dei popoli, ma l’attenzione sulla questione ambulanti, ripresa sabato pomeriggio dal presidente della Campania Vincenzo De Luca, non passa in secondo piano. «Abbiamo sentito le parole delpresidente - ha detto Daouda - e siamo d’accordo con lui e per questo avevamo chiesto un suo intervento ed una sua intermediazione con l’amministrazione comunale anche con l’aiuto e la disponibilità del prefetto di Salerno. Il lavoro - ha continuato Daouda - è un diritto costituzionale, nessuno ce lo può negare, noi non chiediamo null’altro che un posto dove poter lavorare, non mi sembra una cosa illegale. Nei mercati non c’è posto per noi e va bene, ma l’amministrazione comunale ha sempre risposto in maniera negativa a tutte le altre soluzioni che abbiamo proposto. Ci starebbe bene anche andare sul lungomare Marconi, ma visto che noi lavoriamo per sopravvivere e quella zona non è particolarmente frequentata, potremmo anche pensare ad una soluzione integrata che soddisfi entrambe le esigenze. Dal lunedì al venerdì al lungomare Marconi e nel week end sul lungomare Trieste».
Dauoda ed i suoi amici senegalesi hanno le idee chiare. Vestono gli abiti della festa, così come è nella tradizione, e non hanno voglia di fare polemiche ma, sono pronti a manifestare di nuovo, coinvolgendo i connazionali di tutta Italia qualora non si trovasse una soluzione soddisfacente alla questione. Al banchetto del Senegal, uno dei più affollati, ci sono tutti. Le giovani donne con i lunghi capelli intrecciati e gli uomini che scambiano battute e dispensano sorrisi e strette di mano. È lo spirito della festa, di condivisione e partecipazione che coinvolge non solo i popoli di tutto il mondo ma anche tanti salernitani e turisti incuriositi dagli stand multietnici e colorati.

La nona edizione della festa dei Popoli è stata un successo. Un appuntamento che si rinnova di anno in anno grazie alle associazioni che si occupano della capillare organizzazione. Dall’ufficio diocesano Migrantes, alla Caritas, dai Saveriani, all’Ad Gentes onlus. Il tutto sotto il patrocinio del Comune di Salerno e la collaborazione dell'Arcidiocesi di Salerno, Campagnae Acerno. «Un momento di condivisione che coinvolge tutti - ha detto dal palco l’arcivescovo, monsignor Luigi Moretti - e che deve farci sentire uomini gli uni per gli altri, come fratelli».
La preghiera in lingua italiana è stata la preghiera di tutti i Paesi nelle rispettive lingue e religioni. In rappresentanza dell’amministrazione comunale c’era l’assessore alle Pari opportunità Gaetana Falcone: «Il tema dei fiori rispecchia il senso della festa. Tutte le comunità - ha detto - devono integrarsi ed essere integrate come i fiori nella natura».
Poi balli e canti per tutti, anche per i turisti e cittadini coinvolti dall’entusiasmo travolgente e festaiolo dell’assolato pomeriggio salernitano. Tutti hanno indossato abiti tipici dei loro paesi, Carmen Petronela Tanasa, rumena, da nove anni in Italia, è arrivata alla ricerca di un lavoro e di una vita nuova. L’ha trovata ad Agropoli dove vive: «Vedo ancora la mia famiglia ma il mio futuro è qui anche se non è stato semplice, quando sono arrivata piangevo sempre ed avevo tanta nostalgia di casa, oggi è diverso, sono felice». Bahia, indossa il velo, è allo stand del Marocco: «Un disegno del destino mi ha portato in Italia - dice - dopo la mini laurea sono venuta in vacanza ed ho conosciuto mio marito, mi sono innamorata e ci siamo sposati. Non è stato semplice integrarmi ma con la voglia ed il coraggio si raggiungono tutti gli obiettivi. Oggi abbiamo due bambini che parlano tre lingue, italiano, arabo e francese ma la religione è una sola, quella musulmana».

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