il caso

Lotta contro la corruzione. Polemica De Luca-Cantone

Tutta “colpa” di una frase. Quella pronunciata dal governatore della Campania dal palco della Mostra d’Oltremare, a Napoli, sabato scorso

SALERNO. Tutta “colpa” di una frase. Quella pronunciata dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, dal palco della Mostra d’Oltremare, a Napoli, sabato scorso, nel bel mezzo di una convention sul Sud da lui voluta. «Con l’idea di combattere la corruzione stiamo bloccando l’Italia», ha detto il governatore. Ira di chi la corruzione prova a combatterla: Raffaele Cantone, presidente dell’Anac. «Per De Luca la lotta alla corruzione blocca l’Italia? Mi sono stancato di questi slogan basati sul nulla, fuori le prove», dice. E così scatta il botta-risposta con De Luca che a Cantone, a sua volta, risponde così: «Rappresento una Regione impegnata a fondo in un lavoro di riordino e di moralizzazione rigorosa nell’ambito delle proprie responsabilità e competenze». Polemica, dunque, tra Cantone e De Luca. Il presidente dell’Anac non ci sta e ieri, a margine di un convegno, ha messo in chiaro che «se De Luca ha ragione lo dimostrasse, non so De Luca da dove abbia preso questa informazione, ma ripeto, se lui ha ragione lo dimostrasse, noi abbiamo dimostrato il contrario». Cantone chiama in causa anche il nuovo Codice degli appalti, più volte criticato dallo stesso De Luca: «I Codici degli appalti, fatti bene, vengono sistematicamente boicottati da chi dovrebbe applicarli. Ma a chi dice che si blocca il Paese, ricordo che finora l’Italia non bloccata ha prodotto opere inesistenti che sono durate anni e nemmeno sono state finite». Tempo poche ore e arriva la risposta del governatore: «Rappresento una Regione che ha voluto stipulare, già dall’inizio, un protocollo d’intesa con l’Anac, impegnandosi a sottoporre ad essa gli atti relativi alle materie ambientali e alle opere pubbliche. Ho detto, e ribadisco con assoluta convinzione, che la normativa che prevede a carico di dipendenti pubblici, in conseguenza di una condanna in primo grado per abuso d’ufficio, l’automatico dimezzamento dello stipendio e il demansionamento, ha creato un clima di paura e di fuga dalle responsabilità. E questo – dice ancora De Luca – rischia di ritardare gravemente i passaggi decisionali di competenza della pubblica amministrazione».