La storia

Lorenzo è speciale e ci colora la vita

I genitori di un bambino Down raccontano le gioie quotidiane nonostante le difficoltà

Gli occhi di Lorenzo sono neri e vispi. Le sue manine cercano insistentemente quelle di mamma Lucia e di papà Alfonso, che non lo lasciano mai con lo sguardo. «Lorenzo è la mia vita – dice Lucia – e lo è stato dal primo momento». È un bambino vivace il piccolo grande Lorenzo. «È speciale- spiega Lucia – perché il suo amore va oltre...».
Glielo si legge negli occhi l’amore sconfinato di questa mamma per il suo bambino. La storia, della famiglia Apicella-Savastano è un inno alla vita e comincia quando Lorenzo non era ancora nato. «Ho già tre figli grandi, nati da un precedente matrimonio – dice Lucia– quando ho saputo di essere incinta a 12 settimane, al tri-test è stata registrata una leggera anomalia e così, anche perché avevo superato i quarant’anni ho dovuto fare l’amniocentesi». L’esito si è rivelato di una crudeltà devastante. «Ma solo sulla carta – dice Lucia – non per quello che è stato diagnosticato al mio bambino, ma per il modo, brutale, in cui si parlava di mio figlio». È down, le dissero, e qualora sarebbe nato le possibilità di decesso superavano di gran lunga quelle di sopravvivenza. Che vita sarebbe stata quella di suo figlio? Disabile e senza speranza, dicevano.
La fermezza di Lucia è stata disarmante per tutti, anche per suo marito. «Mio figlio nascerà e starà bene» dice, e mentre lo racconta ricordando quei momenti, gli occhi si fanno lucidi. Poi la mente va alla nascita del piccolo Lorenzo al 18 aprile di cinque anni fa. La strada si fa subito in salita per il piccolo neonato che a tre giorni, subisce tre arresti cardiaci che ne minano, inevitabilmente le possibilità di sopravvivenza: «Era notte, quando dal reparto mi hanno chiamata per dirmi che c’erano problemi e che avrei dovuto raggiungere Lorenzo – spiega Lucia – La scena che mi si è presentata davanti agli occhi è stata devastante. I medici erano disperati, il cuore di Lorenzo non batteva piu». Sono stati attimi di panico, poi Lucia, disperata abbraccia la culletta e comincia a gridare il nome del piccolo mentre i sanitari e le infermiere cercavano di fermare la sua rabbia piena d’amore per il figlioletto. Inspiegabilmente, il cuore di Lorenzo riprende a battere, a ritmo lento poi sempre più costante.
I medici, increduli, pregano Lucia di continuare a chiamare per nome, a voce alta, il piccolo che si riprende, seppure con danni certi al cuore. Viene battezzato nell’incubatrice da don Ciro Torre, gli arresti cardiaci ripetuti hanno provocato al cuoricino di Lorenzo, una dilatazione ventricolare importante che necessita di essere trattata chirurgicamente in breve tempo. «L’operazione si sarebbe dovuta effettuare all’ospedale Monaldi di Napoli, dove ci hanno spiegato nei dettagli come si sarebbe svolto l’intervento ma, anche in questo caso, le cose sono andate diversamente da come ci avevano prospettato». Durante un controllo cardiologico, propedeutico all’operazione e con Lorenzo in corso di trattamento con un farmaco specifico, gli specialisti del Monaldi constatano che la dilatazione si è ristretta e che l’intervento può essere evitato. «Inutile raccontare il nostro stato d’animo – ammette Lucia – evidentemente le nostre preghiere sono state esaudite» . Oggi Lorenzo, è un bambino vivace. Gioca, ride e scherza e frequenta l’ultimo anno di asilo prima di approdare alla scuola elementare. «Ci avevano dati per spacciati ma la realtà dice che Lorenzo c’è, e sta bene. Sono sempre più orgogliosa di aver scelto per la vita di mio figlio». E il papà aggiunge: «le difficoltà ci sono e ci saranno ma tutto si supera. Lorenzo ha dato colore alla nostra vita, è lui che ci porta per mano non siamo noi che lo guidiamo. Abbiamo un’altra prospettiva, quella dei bambini speciali come lui, in un mondo dove non c’è cattiveria ma solo amore. Quello che posso dire oggi, e lo griderò per tutti i miei giorni, è un sì alla vita, nonostante tutto».
Carla Polverino
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