Lo splendido polittico nella Badia di Cava

L’opera rinascimentale dipinta tra il 1514 e il 1515 è stata oggetto di un “giallo” sugli autori sciolto solo nel 1977

CAVA DE’ TIRRENI. Nella Badia di Cava de’ Tirreni è conservata un’opera rinascimentale di grande importanza. Si tratta di un monumentale polittico, dipinto a tempera su tavola del 1514-1515, eseguito a due mani da un pittore lombardo, Cesare da Sesto, e da un pittore di Salerno, Girolamo Ramarino. L’opera è a due ordini. È formata da sei tavole e una predella divisa in tre scomparti. Fungeva da pala per l’altare maggiore della Chiesa della SS. Trinità della Badia di Cava. Si tratta di un insieme organico di sei dipinti: 1) Madonna in Gloria; 2) S. Pietro; 3) S. Paolo; 4) Battesimo di Cristo; 5) S. Benedetto; 6) S. Gregorio. La predella raffigura dodici Santi Benedettini. L’opera è ricordata per la prima volta nel 1743, nelle celebri “Vite” di Bernardo De Dominici, che attribuì la tavola centrale con il Battesimo di Cristo al pittore Andrea Sabatini da Salerno. Ma lo studioso d’arte Frizzoni, nel 1891, propose l’attribuzione di essa a Cesare da Sesto, poiché è in perfetta sintonia stilistica e iconografica con un analogo Battesimo di Cristo, opera di Cesare che è conservata nella Collezione Gallarati-Scotti a Milano. Ma l’attribuzione dell’opera di Cava a Cesare da Sesto è stata molto contesa dal nome del salernitano Andrea Sabatini, attivo negli stessi anni, e diversi sono gli storici dell’arte che nel tempo hanno attribuito l’opera di Cava a quest’ultimo artista. La svolta attribuzionistica avvenne nel 1977 per opera di don Simeone Leone che, analizzando documenti di archivio, riuscì a scoprire alcune cedole di pagamento in cui compaiono i nomi dei pittori autori «de la cona de lo altare mayore» della chiesa abbaziale di Cava de’Tirreni.

E come in un film giallo ecco il colpo di scena. Si tratta di un polittico dipinto a due mani: dai pittori «Maestro Hieronimo pintore e del Maestro Cesare Milante» ossia di Girolamo Ramarino da Salerno e del più noto Cesare da Sesto.

Il contratto fu stipulato da Girolamo da Salerno a Napoli il 6 agosto 1514, a cui si associò Cesare da Sesto nel 1515. L’opera risulta terminata nel 1515 e il pagamento agli artisti continuò a rate fino al 1520. A questo punto la paternità di Andrea Sabatini da Salerno fu definitivamente esclusa. Emerge in quest’opera la paternità di alcune figure dovute alla mano di Girolamo Ramarino da Salerno, forse in collaborazione con dei familiari o allievi. Ciò è evidente nelle figure di S. Benedetto e nei Santi Benedettini della predella ai piedi del polittico. Alla mano di Cesare invece sono attribuibili la figura della Madonna in Gloria, il Battesimo di Cristo, il S. Gregorio. Anche i pannelli con le figure di S. Pietro e S. Paolo hanno un’impostazione che deriva da Cesare da Sesto, ma l’esecuzione fu verosimilmente dovuta a Girolamo da Salerno e collaboratori, vista la qualità più modesta di queste figure. In questa vicenda emerge la personalità, ancora non del tutto studiata, di Girolamo da Salerno, un pittore a cui sono state attribuite alcune opere come un S. Benedetto al Museo di Capodimonte, un affresco con Messa di S. Pietro in S. Pietro ad Aram e una Morte della Vergine in una collezione privata napoletana, proveniente da Vico Equense. Di lui si conoscono ancora una Trinità nei depositi del Museo di Capodimonte, due Adorazioni dei Magi, una al Pio Monte, l’altra in S. Giovanni Maggiore a Napoli e una lunetta col Cristo passo della Badia di Cava de’Tirreni. Speriamo che ci possano essere altri ulteriori studi su questo quasi sconosciuto artista salernitano del Cinquecento.

Gerardo Pecci

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