Lo spaccio nella Piana, in 48 dal giudice

Via all’udienza preliminare per la gang che aveva le basi operative tra Montecorvino, Pontecagnano e Battipaglia

MONTECORVINO ROVELLA. Sono quarantotto le richieste di rinvio a giudizio per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio nell’ambito dell’ operazione “Thunderbolt 1” della primavera scorsa. Si tratta degli appartenenti ai quattro gruppi che avevano base operativa a Battipaglia, nel quartiere generale di via Giorgio De Chirico, e reti di pusher che vendevano sulle piazze di Pontecagnano, Bellizzi e dei Picentini. Ieri, in tribunale a Salerno, dinanzi al gup Sergio De Luca, si è tenuta l’udienza preliminare: undici vogliono l’abbreviato e sette il patteggiamento.

L’inchiesta, culminata con gli arresti dello scorso anno a marzo, è legata a doppio filo con quella sull’omicidio di Vincenzo Persico, detto “Enzo coca-cola”, figlio del boss Ciro del centro storico di Salerno. Al centro delle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Vincenzo Montemurro della Dda di Salerno, c’è la famiglia Di Benedetto e la figura di Antonietta Di Marco, indicata nelle carte processuali come la “padrona” o la “signora della droga”. La rete di spacciatori intrecciava relazioni con i grossisti dello spaccio di Scampia, a nord di Napoli, e Boscoreale.

Nel corso dell’udienza dal gup c’è stata la dichiarazione di parziale nullità della richiesta di rinvio a giudizio per tre imputati, Biagio Parisi, Romina e Alda Di Benedetto, tutti difesi dall’avvocato Giuseppe Russo. La posizione dei predetti è stata alleggerita con l’esclusione dalle contestazioni delle imputazioni per quei reati riguardanti le ipotesi di spaccio e detenzione di stupefacenti. La decisione del gup sono attese tra quindici giorni quando è stata fissata la prossima udienza.

Tutto parte, come detto, dal 19 gennaio di due anni fa quando a Montecorvino, sul viale dei Cappuccini, viene freddato a colpi di pistola Persico. Il pm Montemurro, ricostruendo il contesto delinquenziale in cui era maturato il delitto, risale a tre soggetti legati agli ambienti dello spaccio locale: Alberto Volpicelli, esecutore materiale dell’omicidio, e Domenico Lamberti, detto “Mimmo ’a Mafia”, che fornì la pistola al killer. Indagando sul conto di Lamberti, la procura è risalita ai suoi coinvolgimenti nella rete di pusher operante nei Picentini, tra Montecorvino e Giffoni Valle Piana. Lo stesso movente dell’omicidio è riconducibile all’intromissione di Persico sulla piazza dello spaccio. Le attività investigative effettuate dopo l’omicidio hanno consentito di risalire ai componenti del gruppo battipagliese di spaccio su Battipaglia, individuata nella famiglia Di Benedetto. Erano quattro le reti di spaccio scoperte nella Piana delle Sele con una larga cerchia di consumatori abituali. Il guadagno, al netto delle spese, era stimato intorno ai mille euro giornalieri.

Massimiliano Lanzotto

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