Lo scatto “innovativo” del Duomo di Amalfi

La fotografia d’epoca in regalo domani con “la Città” risale a circa un secolo fa e interrompe l’antica tecnica di immortalare le classiche “vedute amalfitane”

La cartolina d’epoca dedicata alla Costa d’Amalfi, in regalo domani con “la Città”, ritrae il Duomo dell’antica Repubblica marinara. La cattedrale è posta nel cuore del paese, al termine di una maestosa scalinata di 62 gradini, e sovrasta l’omonima piazza al cui centro è collocata la settecentesca fontana di Sant’Andrea. In origine, le basiliche erano due, entrambe a tre navate: la prima corrisponde al Duomo vecchio eretto dal duca Mansone II attorno all’anno 1000; la seconda, costruita a metà del IX secolo. La trasformazione avvenne nei primi decenni del XIII secolo, quando i due luoghi di culto furono uniti in uno solo a 5 navate. Ulteriori ampliamenti e ricostruzioni, che hanno determinato l’architettura attuale, avvennero tra il XVI e il XVIII secolo.

«A partire dal 1835 – evidenzia il professore Giovanni Camelia - quando fu per la prima volta rappresentato dal pittore danese Martinus Rorbye e dal disegnatore romano Antonio Senape, il Duomo di Amalfi, per il suo eccezionale contesto scenografico, divenne uno dei soggetti preferiti da pittori, incisori e fotografi chiamati a far fronte alla sempre crescente richiesta, sui mercati internazionali, di “vedute amalfitane”. In queste opere, l’inquadratura dalla Porta della Marina, proiettando la Cattedrale sullo sfondo della Torre dello Ziro, faceva emergere volumetricamente la settecentesca facciata barocca del Guglielmelli prospetticamente incassata, prima del crollo del 1861, tra l’alto campanile e le fiancate degli stabili che delimitano lo scalone e la piazza, sempre movimentati da personaggi veri o inventati».

Una tecnica “interrotta” proprio da questa foto. «Con tale consolidata tradizione – precisa Camelia - rompe in maniera radicale, la fotografia scattata intorno al 1915 dai fotografi della Casa Editrice Brunner & C. che, come precisa lo storico e collezionista Maurizio Apicella, realizzarono, nella prima metà del ‘900, circa ventimila cartoline e foto dedicate al Golfo di Salerno e alla Costa di Amalfi. Eliminato con l’antemurale sinistro del campanile ogni effetto di scorcio, l’obiettivo, collocato in asse con la ripida scalea e i due lavoratori che attraversano la piazza, accentua l’emblematico contrasto tra la monumentale frontalità della facciata e l’aspetto dimesso e quasi austero della scena urbana». Dunque una foto innovativa, non solo nella tecnica, ma anche per ciò che fa da contorno all’immagine principale. «Del tutto priva – rimarca Camelia - di riferimenti alle tradizionali attività marinare, turistiche e commerciali (carrette, banchi di vendita, turisti), la piazza infatti è presidiata solo da alcuni ragazzi con la tipica coppola documentata anche in altre foto coeve e da qualche sfaccendato che si appoggia agli stipiti delle botteghe laterali». Un ritratto di Amalfi che predilige soffermarsi su altri particolari rispetto ai tradizionali scatti. «Si ritrova, in questa foto – conclude Camelia – la stessa atmosfera piccolo-borghese che circola nelle pagine di Gaetano Afeltra, là dove lo scrittore rievoca gli anni in cui la vita era regolata da arcaici comportamenti sociali e familiari, l’economia domestica si reggeva sul risparmio e i ragazzi “con la coppola” andavano in giro con in tasca il cartoccio fornito dalla mamma: “un grande biscotto di grano nero, cinque o sei pomodori, prugne e uova o, nella stagione invernale, castagne e fichi secchi”».

Gaetano de Stefano

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