Lo scandalo di “Pompei 2” Centro commerciale sugli scavi

Un’inchiesta dell’Espresso fa scattare l’indagine della magistratura. Nessuno ha fermato i lavori nonostante emergessero i resti dell’antica città industriale

NAPOLI. Dopo la denuncia dell’Espresso, scatta l’inchiesta della magistratura. Un’indagine “a ampio raggio” è stata avviata dalla procura di Torre Annunziata sullo scandalo della Pompei 2, il quartiere industriale dell’antica città romana ritrovato e sepolto (per la seconda volta dopo l’eruzione del 79 d.C.) sotto a un gigantesco centro commerciale realizzato appena 500 metri dalla celebre via Consolare, la strada dei Sepolcri del sito archeologico più famoso del mondo. La notizia è riportata dal sito del settimanale che ha raccontato in esclusiva l’incredibile vicenda.

Alessandro Pennasilico, il procuratore capo di Torre Annunziata (Napoli), competente per l’area di Pompei, sulla scia del reportage ha aperto un fascicolo, ora in mano a un pool di magistrati. Delle indagini si occuperanno i carabinieri, mentre a Pompei la direzione degli scavi è da poco affidata a un generale dell’Arma, Giovanni Nistri. «È un filone di inchiesta assolutamente nuovo per questa procura e ci lascia increduli come sia potuto accadere, ma per gli accertamenti ci vorranno tempi lunghi», spiega Pennasilico. Che ha sottolineato come «per una volta sia un giornale, l’Espresso, a far partire le indagini». Nel mirino i sovrintendenti che hanno autorizzato, seppur con varianti, lavori avviati nel 2007 e ancora in corso, senza che nessuno li abbia mai bloccati. Nessuno stop, nonostante i ritrovamenti nel cantiere di reperti straordinari sui quali gli archeologi che conoscono ogni palmo del sito archeologico convergono: si tratta del quartiere industriale di duemila anni fa. Magazzini, ville, tombe, tetti ancora intatti. Ma soprattutto una fornace per gli esperti «unica al mondo» e una strada da mozzare il fiato: è la via che da Pompei conduceva al mare, trovata tra una montagna di lapilli e i segni dei carri ancora visibili.

La procura vuole capire come sia stato possibile che dal cantiere siano spuntati i resti dell’antica città industriale e nessuno abbia fermato le ruspe. Uno scempio visibile all’uscita del casello di Pompei, lungo l’autostrada Salerno-Napoli. I militari sono partiti a caccia di testimoni che possano riferire su quel tesoro misteriosamente abbandonato tra le fauci di supermarket e fast food. Sotto la lente anche la società costruttrice, controllata da una compagnia fiduciaria citata in una interdittiva antimafia firmata nel 2009 dal prefetto Alessandro Pansa, oggi capo della Polizia. Un secondo filone su presunte infiltrazioni mafiose nei lavori, che passerebbe alla procura Antimafia di Napoli.

©RIPRODUZIONE RISERVATA