DROGA AL PORTO

Lo scalo e i fari della Dia: «È l’hub dei trafficanti»

Il documento al Parlamento fa emergere l’attenzione degli organi di controllo «La buona posizione l’ha reso un’area strategica per stupefacenti e “bionde”»

SALERNO - Il “porto delle nebbie” è attenzionato da tempo anche dalla Direzione Investigativa Antimafia. E anche nella relazione al parlamento del primo semestre del 2021 pubblicata ieri, emerge come lo scalo di via Ligea sia uno dei punti di maggiore attenzione della criminalità organizzata. Un fenomeno, dunque, riscontrato da tempo. E per cui, adesso, riesplode forte l’allarme viste le tante e continue operazioni delle forze dell’ordine nello scalo salernitano, in particolare per quanto riguarda il traffico di sostanze stupefacenti.

Le mire sul porto. La Dia, nell’ultima relazione, descrive il porto di Salerno come «un’area di rilevanza strategica» che «riveste notevole importanza per lo sviluppo dei traffici commerciali dell’area mediterranea. La favorevole posizione avrebbe trasformato il porto in uno dei principali hub finali del commercio degli stupefacenti nonché di tabacchi lavorati esteri». E per dare il senso dell’attenzione della malavita sullo scalo di via Ligea viene citato il maxi-sequestro di cocaina da 54 chili effettuato dalla polizia il 17 maggio del 2021. Quasi un anno dopo, la situazione non è cambiata: i sequestri proseguono, l’attenzione dei clan sullo scalo resta intatta.

La situazione nel Salernitano. Dalla relazione della Dia non emergono grosse “rivoluzioni” rispetto al passato: «La provincia di Salerno non avrebbe fatto registrare nel semestre significativi cambiamenti sotto il profilo degli equilibri e dei principali interessi delittuosi dei sodalizi d’area, mantenendo collegamenti con consorterie originarie del Napoletano e del Casertano », si legge nel documento che dettaglia la situazione area per area. «I sodalizi più strutturati dell’Agro nocerino-sarnese e della Piana del Sele avrebbero sviluppato collaudati canali con le pari organizzazioni criminali del napoletano e del casertano non solo per il traffico e spaccio di sostanze stupefacenti ma anche per l’infiltrazione negli appalti finalizzati alla realizzazione di opere pubbliche», la situazione più “sensibile” evidenziata nella relazione mentre si sottolinea pure come nella Costiera Amalfitana e, in particolare, nel Cilento sono «caratterizzate da una silente presenza di organizzazioni criminali la cui attività tende soprattutto al condizionamento del settore degli appalti per la realizzazione di opere pubbliche». Per la Dia, inoltre, la malavita organizzata avrebbe approfittato del “momento storico” e in particolare dell’emergenza Covid per rimodulare le proprie attività illecite: «Considerata la nota capacità del crimine organizzato di adattarsi rapidamente ai mutamenti socio-economici anche a quelli conseguenti alla crisi prodotta nell’economia legale dalla pandemia, accanto alle tradizionali forme di riciclaggio dei proventi illeciti negli ambiti immobiliare dell’edilizia e del commercio si sarebbe recentemente assistito anche al cosiddetto “money dirtying”, ovvero al reimpiego di cospicue disponibilità finanziarie di provenienza lecita in attività illecite che favorite dalla vis mafiosa garantiscono, in ogni caso, l’obiettivo del massimo profitto. Tali cointeressenze tra esponenti dell’imprenditoria legale e di quella mafiosa hanno prodotto una certa rimodulazione degli investimenti». E per spiegare questo dettaglio, viene citata la maxi operazione del gennaio 2021 che portò all’arresto di 11 persone legate all’affaire delle pompe funebri nel blitz di Capaccio Paestum che smantello il “sistema” che sarebbe stato guidato da Roberto Squecco.

Le nuove aree di ingerenza. Nella relazione della Dia, poi, emerge una situazione diversa rispetto al passato. E che riguarda un territorio che - si legge nel documento - in passato non era stato interessato così fortemente dalle influenze dei clan. È il Vallo di Diano per cui viene riportata la citazione del procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio: «C’è un colonialismo criminale del Vallo di Diano molto preoccupante perché questa terra fino a poco tempo fa era completamente libera da queste logiche». Così come viene evidenziata anche l’ingerenza della “mala” composta da cittadini stranieri: «Merita menzione l’incidenza sul territorio di una delinquenza straniera prevalentemente provenienti dagli Stati del Maghreb, dalla Romania, dall’Albania e dall’Ucraina e per lo più dedita allo sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione, nonché alla commissione di reati predatori su tutto il territorio della provincia».