il retroscena

«Linea difensiva ostruzionistica» Il manager licenzia il sindacalista

I licenziamenti causati dall’assenteismo disposti dall’Azienda ospedaliera sono arrivati per sette dipendenti del “Ruggi”: Maria Luisa Palo (infermiera), Santo Pepe (operatore pulizie esterne),...

I licenziamenti causati dall’assenteismo disposti dall’Azienda ospedaliera sono arrivati per sette dipendenti del “Ruggi”: Maria Luisa Palo (infermiera), Santo Pepe (operatore pulizie esterne), Carmine De Chiaro (addetto alla formazione), Ciro Cuciniello (operatore servizi tecnici), Elena D’Ambrosio (caposala), Vincenzo Califano (impiegato d’ufficio), Carmela Di Paolo (caposala).

Loro sono i destinatari della punizione più dura inflitta dall’Ufficio provvedimenti disciplinari dell’ospedale di via San Leonardo. Questi lavoratori rientrano nei 12 dipendenti rispetto ai quali, secondo i magistrati, emersero le posizioni più gravi. Per due dipendenti dei 12, però, non ci furono contestazioni serie e nel giro di poco tempo la loro posizione fu stralciata. Anche il “Ruggi” rivelò che non vi fossero seri provvedimenti nei loro confronti. Per altri tre dipendenti la situazione è diversa. Lo è sicuramente per Francesco Fasano, operatore tecnico, che non si assentò mai dal luogo di lavoro ma accettò di timbrare il cartellino per un collega. Per lui il dispositivo firmato dal capo del personale, Vincenzo Andriuolo, parla chiaro: «La doverosa ponderazione del grado di responsabilità ascrivibile all’incolpato (…) consente di individuare quale equa e proporzionata sanzione, la misura dalla sospensione dal servizio con privazione della retribuzione per due mesi». Il dipendente sarà privato dello stipendio fino al decimo giorno, dall’undicesimo gli sarà corrisposta un’indennità pari al 50 per cento della retribuzione. Dovrebbero aver salvato il posto di lavoro anche gli altri due dipendenti, Enrico Severino, operatore socio-sanitario, e Antonio Criscuolo operatore tecnico. Il “Ruggi”, però, ha condotto una battaglia “extra” con un dipendente in particolare. Sono stati aperti, infatti, diversi contenziosi tra uno dei lavoratori licenziati, De Chiaro, e l’Azienda. Si sono susseguiti esposti e denunce da parte del sindacalista fino al licenziamento, e non è escluso che il conflitto legale non finisca qui. L’ultima parola sulla questione è stata posta dal dg Vincenzo Viggiani. De Chiaro contestò che il dirigente Andriuolo potesse giudicare il suo caso perché vi erano precedenti attriti tra i due, finiti in tribunale. A De Chiaro fu impedito di entrare nel proprio ufficio dopo la sospensione di un anno dal lavoro decretata dalla magistratura. Il lavoratore si oppose, ma il giudice valutò che l’Azienda, quindi in tal caso Andriuolo, non avesse commesso alcun atto illegittimo vietando l’accesso al dipendente. Ma De Chiaro non è stato d’accordo e ha inoltrato un successivo ricorso. Inizialmente, a causa della presunta incompatibilità con Andriuolo, il giudizio sul suo caso fu affidato ad un legale del “Ruggi”. Anche in questo caso vi furono contestazioni perché l’avvocato incaricato dai vertici dell’Azienda era un facente funzioni. A questo punto Viggiani ha riconfermato al suo posto Andriuolo, che pochi giorni fa ha licenziato De Chiaro.

Il dg, nell’atto di ripristino nel ruolo di Andriuolo, riferendosi a De Chiaro, parla di «strategia difensiva dilatoria e ostruzionistica, finalizzata a impedire che il procedimento disciplinare a suo carico giungesse al suo esito naturale». Nel passaggio finale dell’atto, il dg conclude: «considerato che le ragioni dell’astensione del dottor Andiuolo sono venute meno alla luce del fatto che gli esposti e le denunce presentati rappresentano una strategia difensiva al fine di paralizzare il procedimento disciplinare, e che la strumentalità e l’infondatezza degli stessi è incontrovertibilmente comprovata dal decreto di archiviazione emanato dal pm, dispone che il procedimento disciplinare a carico di D. C. C. sia proseguito dal titolare dell’azione disciplinare Vincenzo Andriuolo».

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