25 APRILE A SALERNO

Liberazione tra veleni e memoriaCirielli evita il discorso in piazza

Il presidente della Provincia, Edmondo Cirielli (foto), si è fatto sostitituire alla cerimonia a Salerno per la celebrazione del 65esimo anniversario della liberazione dell’Italia dai nazifascisti. Ha motivato la sua assenza per il clima di «intimidazioni e insulti fomentato dall’ultrasinistra» dopo le polemiche sul suo manifesto. Il presidente si è recato al cimitero di guerra inglese dove ha deposto una corona in memoria dei caduti

SALERNO. Chi ha lanciato la pietra ha nascosto la mano. Edmondo Cirielli, presidente della Provincia di Salerno, dopo il putiferio scatenato dal suo manifesto revisionista, ha deciso di non prendere parte alle celebrazioni per il 65mo anniversario della Liberazione, svoltesi in città ieri mattina. Il  sua discorso, mandato il giorno prima a giornali e televisioni, è rimasto sulla carta.
Nessuno l’ha letto, nemmeno il suo vice, Anna Ferrazzano che, a mento alto ma in assoluto silenzio, ha presenziato alla cerimonia di commemorazione di quegli uomini, “invisibili” per Palazzo Sant’Agostino, che hanno sacrificato la loro vita in nome della libertà e della democrazia: i partigiani. “Fuori i fascisti dalla piazza”, questo il coro che in più occasioni si è alzato da quell’ala di salernitani che, tenuti a debita distanza dalle tante autorità presenti alla manifestazione, hanno voluto dare il proprio contributo nel ricordare il sangue versato da chi, come ha detto Franco Tavella, segretario provinciale Cgil, «ha combattuto per liberare l’Europa e l’Italia dalla dittatura nazifascista, ossia l’esercito anglo-americano, e lo ha fatto insieme a quelle brigate partigiane nelle quali hanno militato migliaia di comunisti, socialisti, sindacalisti, liberali, repubblicani ed organizzazioni cattoliche». «In questi ultimi anni – ha continuato Tavella nel suo accorato discorso – il processo di liberazione del Paese è stato oggetto di numerose ricerche storiche. Molto si è scritto ed in qualche caso si è tentato di dare avvio a processi di revisionismo storico. Un rozzo e a tratti volgare revisionismo che tende a confondere le vittime con i carnefici».
La piazza antifascista è esplosa in un grande applauso scatenando l’entusiasmo di Alfonso D’Amato, sindaco di Sicignano degli Alburni, che è stato l’unico tra i presenti nel parterre v.i.p. a cantare a squarcia gola “Bella ciao”. La giornata di celebrazioni è cominciata alle 9.30 in piazza Vittorio Veneto dove alla presenza del prefetto Sabatino Marchione, del vescovo Gerardo Pierro, che ha poi officiato la messa nella vicina chiesa del Sacro Cuore, del presidente del consiglio comunale, Corrado Liguori, e di molte altre autorità, sono state poste ai piedi del mausoleo dedicato ai caduti, delle corone di alloro. Commossi, e abbastanza polemici verso quello che è apparso scritto sui manifesti firmati Edmondo Cirielli, gli interventi dei partigiani Raffaele Mele e Ugo Caramanno. Finita la prima tranche di commemorazioni, da piazza della Ferrovia è partito un corteo che ha raggiunto il lungomare per omaggiare  i caduti per la libertà e poi è continuato fino a piazza Cavour dove, sotto le targhe commemorative poste sulla facciata di Palazzo Sant’Agostino, la lunga mattinata è terminata, almeno per le autorità. Tutte le associazioni presenti – l’Anpi in testa, seguita da Cobas, Cgil, RdB, Unione degli studenti, Popolo viola e Comitati per la costituzione – hanno continuato il loro corteo, non autorizzato, fino a piazza Amendola.