Lettera a Mattarella: «Non ci pagano»

I lavoratori dei Consorzi di bacino per i rifiuti scrivono al presidente della Repubblica, a Renzi e al procuratore Lembo

Rispetto delle leggi e pagamento degli stipendi arretrati. Questo vogliono i lavoratori dei Consorzi di bacino della provincia di Salerno che ieri mattina hanno partecipato in massa alla riunione promossa a Palazzo Sant’Agostino dal consigliere provinciale con delega all’Ambiente, Mimmo Volpe, che dopo le proteste dei lavoratori aveva promosso l’incontro con i quattro commissari liquidatori per fare il punto di una situazione ormai drammatica, sia dal punto di vista della qualità del servizio (che in alcuni comuni, soprattutto nell’Agro, è davvero a rischio) sia per tentare di risolvere i problemi occupazionali e salariali dei quasi 500 dipendenti che da Pagani a Sapri garantiscono la pulizia delle strade e la rimozione dei rifiuti che quotidianamente produciamo. All’incontro hanno partecipato i commissari dei Consorzi Salerno 1, Fabio Siani, Salerno 2, Giuseppe Corona e Salerno 4, Giovanni Vitale. L’incontro – cominciato alle 11 e durata un paio d’ore durante le quali non sono mancati toni accesi e momenti di tensione tra i lavoratori – aveva come obiettivo principale quello di discutere la recente sentenza con cui il Consiglio di Stato aveva dato ragione al Comune di Ascea che, attraverso un ricorso al Tar, aveva chiesto di uscire dal proprio Consorzio di competenza, il Salerno 4, per poter gestire in proprio il servizio, come previsto dalla nuova legge regionale di riordino del ciclo integrato dei rifiuti in vigore da febbraio 2014. Una scelta, questa, duramente contestata da sindacati e lavoratori che hanno deciso, in un estremo e disperato tentativo, di chiedere un intervento diretto del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. A chiamare in causa il Capo dello Stato sono stati i circa 200 dipendenti del Consorzio di Bacino Salerno 2 che hanno sottoscritto un documento – inviato anche al premier Renzi, al procuratore capo della Repubblica di Salerno, Corrado Lembo e alla Corte dei Conti – nel quale si chiedono due cose molto semplici: il rispetto delle leggi in materia e il pagamento degli stipendi arretrati, che nei casi più disperati superano anche le dodici mensilità. «La tariffa sui rifiuti che i cittadini versano ai Comuni – hanno ricordato i lavoratori del Salerno 2 nell’esposto-denuncia inviato al Quirinale – servono a coprire integralmente il servizio e non c’è bisogno di rimesse dello Stato. Tuttavia, sono ancora tante le amministrazioni locali che non versano con regolarità le quote di partecipazione mensile ai Consorzi».

E allora, si sono chiesti, che fine fanno quei soldi? Ad oggi, il credito vantato dai consorzi ammonta a svariate decine di milioni di euro: per fare un esempio solo il Comune di Pagani, servito dal Consorzio Salerno 1, deve quasi 45 milioni di euro. Di fronte a questi problemi la risposta della Provincia di Salerno è apparsa però piuttosto debole. «Faremo tutto quello che è in nostro potere, anche denunciare i commissari se inadempienti» ha assicurato il consigliere Volpe, annunciando nel corso della riunione, l’invio di una lettera ai sindaci dei 158 Comuni della provincia con la quale si chiederà di conoscere con esattezza il numero esatto del personale impiegato (che forse sarebbe stato più facile ottenere sollecitando invece i commissari liquidatori a consegnare i piani di liquidazione attesi da almeno quattro anni) e la composizione di una commissione tecnica per studiare delle proposte da sottoporre alla Regione Campania, soprattutto per quanto concerne la modifica della nuova legge di riordino. Su questo punto Cgil, Cisl e Uil hanno già annunciato che non nomineranno un proprio componente dal momento che ritengono pressoché inutile questo passaggio, mentrei sindacati autonomi come la Fiadel, la Filas e il Sindacato Azzurro potrebbero invece decidere di farne parte. «La Provincia – ha lamentato ancora Volpe – è un soggetto passivo in questa fase. Non ha risorse sufficienti e l’unico ruolo che può svolgere è quello puramente politico».

Su quello giuridico, poi, le bocciature ricevute dal Tar per il cambio dei commissari non solo bruciano ancora ma hanno testimoniato, una volta di più, come il presidente Giuseppe Canfora abbia le mani più che legate. E le dichiarazioni di Volpe lo confermano. Insomma, chi si aspettava un incontro risolutivo è rimasto deluso. Dialogo e confronto sono le uniche cose messe sul tavolo ma non serviranno a chi non vede uno stipendio da mesi e, in moltissimi casi, è addirittura impossibilitato a mettere la benzina nell’auto per andare a lavoro.

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