Lesioni e maltrattamenti Sessantenne a processo 

Fisciano, il 15 gennaio l’uomo comparirà davanti al giudice monocratico Botte, minacce e angherie continue contro la convivente e suo figlio di 8 anni

FISCIANO. Affronterà il processo il prossimo 15 gennaio 2018, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Nocera Inferiore, con l’accusa di maltrattamenti aggravati e lesioni il 60enne di Fisciano, denunciato dalla compagna convivente per le botte e le angherie portate avanti costantemente contro lei e il figlio di otto anni. Il doppio capo d’accusa riporta percosse, contumelie e offese continue, con minacce e sgretolamento della serenità familiare.
Dal 2015 circa l’uomo avrebbe trasformato il suo comportamento in un crescendo di violenza, tra continue aggressioni e intimidazioni «Zingara ucraina, putt..», l’apostrofava continuamente, senza perdere occasione per spintonarla e sputarle in faccia. Il 15 agosto 2017, in particolare, ci fu un ennesimo violento litigio in cui la donna si rifiutò di accompagnare l’indagato in un’escursione ai laghi di Monticchio: il 60enne prese a ingiuriarla, sputandola in faccia, sbattendole sul volto una porta di vetro che si spaccava in mille pezzi, lasciandole una evidente ferita da taglio sul labbro con ricovero in ospedale e prognosi superiore ai sette giorni.
Il 30 aprile, il 28 luglio e il primo novembre del 2015 toccava al figlio, secondo il capo d’accusa ricostruito dalla Procura, subire continue botte dall’uomo. «Che tu possa buttare il sangue - inveiva il 60enne contro la sua compagna - non sapevo di aver sposato una putt.. Tuo figlio lo deve sapere, ti deve sputare addosso da grande, morta di fame, anche il posto devo farti perdere, maledetta, va e non farti vedere, devi fare una brutta morte».
In realtà il bambino da testimone e strumento delle invettive diventava vittima dell’aggressione anche verbalmente: «Possa morire e buttare il sangue, disgraziato, uomo di mer… a te e a quella fetente di tua madre, tieni sei anni ma sei un miserabile». In particolare, per la gravità dei fatti il pm aveva chiesto e ottenuto una misura cautelare di allontanamento dalle vittime, partendo da referti medici, querela ben articolata, fotografie che riportavano le gravi lesioni, con trascrizioni di conversazioni intrattenute tra persecutore e vittime.
«L’uomo - scriveva il Pm nella richiesta di misura - aveva un atteggiamento di quotidiana sopraffazione morale e fisica, con violenti accessi d’ira e violenze ora verbali e ora fisiche». Il fatto che il bambino divenisse lui stesso bersaglio dell’imputato, atteso dal processo con decreto di giudizio immediato, completava il quadro accusatorio.
Alfonso T. Guerritore
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