L'INTERVISTA

Leonardo Pasanisi: «Giustizia celere sui diritti dei cittadini»

Il neo presidente del Tar Salerno: la giustizia amministrativa incrocia la storia quotidiana delle istituzioni

SALERNO - Ho conosciuto ed apprezzato il diritto amministrativo perchè, strada facendo nella mia professione, ho compreso che è la storia dell’uomo con i suoi rapporti sociali e con i bisogni dell’economia e delle istituzioni». Leonardo Pasanisi è il nuovo presidente della sezione del Tar di Salerno da poche settimane. È un personaggio, ma lui non ama riconoscerlo. È un giudice, non solo per la toga che indossa e la funzione che riveste. Napoletano d’origine, nella sua storia di famiglia c’è più di un alto magistrato che ha segnato le generazioni. Sa riconoscere i tratti dell’attualità che incrociano la sua professione.

Come mai ha scelto di presiedere il Tar Salerno, lasciando il Tar Lazio, crocevia di tutta la giustizia amministrativa italiana di primo grado?
Nel mio curriculum professionale c’è stata prima l’Avvocatura dello Stato e poi la giustizia amministrativa che mi ha consentito prima di esercitare ruoli al Tar di Napoli e poi al Tar Lazio. Perchè ho scelto Salerno? Non solo per una questione logistica ma soprattutto perchè è una sezione del Tar molto importante dove l’esperienza professionale può essere esercitata con un ampio spettro territoriale e di contenuti.

Salerno è una sezione del TAR Campania ma in realtà è una sede complessa e tra le prime in Italia per numero di ricorsi e per vastità del territorio. L’attende certamente una sfida di non poco conto.
Ho valutato bene il lavoro che mi attende, insieme a valenti colleghi. Accanto alla vastità del territorio abbiamo anche il problema degli organici. Abbiamo due sezioni con sette magistrati, dovrebbero essere quattordici ma credo che con il nuovo anno arriveremo a dieci

Lei, al Tar Lazio, con pronunce che hanno avuto eco nazionale ha indispettito diversi politici di spicco, tanto da far dire - in merito alla questione riguardante i direttori dei musei - all’allora premier Renzi: «Non abbiamo sbagliato per aver provato a cambiare i direttori dei musei, ma per non aver provato a cambiare i Tar».
Al Tar Lazio abbiamo lavorato su questioni giuridiche che hanno incrociato problemi politici, come l’immigrazione e la tutela dei beni culturali. Dopo le nostre pronunce abbiamo assistito ad esternazioni politiche, perfino “trasversali” in ordine alla loro provenienza, che non hanno inficiato la giustezza delle nostre decisioni.

Si riferisce al caso Open Arms quando in pieno agosto scorso lei accolse il ricorso della ong spagnola con la sospensione del divieto d’ingresso nelle acque territoriali italiane disposto dall’allora ministro dell’Interno, Salvini?
Sì, proprio quel caso della nave da quasi due settimane bloccata nel Mediterraneo. Noi sospendemmo il divieto sia per il pericolo emerso dalla documentazione prodotta con un medical report, relazione psicologica e, quindi, per la eccezionale gravità ed urgenza non restava che onsentire l’ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane per prestare l’immediata assistenza alle persone soccorse maggiormente bisognevoli. Fummo molto fieri della nostra decisione perchè molte delle circostanze da noi valutate furono riportate nel provvedimento di sequestro della nave adottato a fine agosto scorso dal procuratore della Repubblica di Agrigento, Luigi Patronaggio.

Ma c’è anche la sentenza bocciatura per l’allora ministro Franceschini sui direttori stranieri per le struture museali italiane.
Eccepimmo l’illegittimità delle modalità di svolgimento del concorso per la prova orale, circostanza che questa ultima si svolgeva a porte mentre in altri punti parlammo anche di criteri magmatici nella valutazione dei candidati.

Il cittadino ha poca fiducia nel sistema giustizia. Quali potrebbero essere gli strumenti per assicurare una giustizia piena, effettiva e tempestiva?
Disponiamo di strumenti operativi che possono essere mnolto utili per risposte rapide e veloci. È la sentenza breve in sede cautelare che può essere pronunciata con succinte motivazioni per consentire una decisione immediata. In pratica, con la sentenza in forma semplificata il giudizio si chiude velocemente già alla prima udienza vale a dire entro circa un mese dalla notifica del ricorso

L’esercizio della funzione giurisdizionale richiede a suo avviso una sana interazione con la società civile e con gli altri operatori del diritto, tra cui principalmente gli avvocati?
È giusta una interazione distaccata. Il magistrato è una monade. So che a Salerno c’è un foro di amministrativisti molto qualificato e rispettato in Italia. Di qui il confronto per una attività integrativa o creativa tra magistratura e foro.