TEATRO

Lello Arena a FormArt:"La formazione è necessaria"

"Finalmente una scuola per preparare le maestranze che lavorano nel settore". L'entusiasmo degli studenti e i progetti per il futuro

Quando finisce la sua lezione, molto più simile ad una chiacchierata tra amici, con tanto di piccoli, preziosi estratti di vita personale, Lello Arena viene letteralmente preso d’assalito da molti dei 120 ragazzi che da fine ottobre, data in cui il progetto FormArt Lavoro, ha avuto inizio a Salerno, non aspettavano altro se non incontrare lui, testimone e protagonista di una delle pagine più creative, colte, nell’accezione migliore della parola, e al tempo stesso divertenti, della storia del teatro partenopeo, poi diventata,giustamente, patrimonio della comicità nazionale .
Le tante domande che gli studenti gli hanno rivolto durante l’incontro mattutino, durato quasi 5 ore, non hanno sanato la loro curiosità, la loro voglia di scoprire quale sia stato il segreto di quell’alchimia che nessuno, dopo lo scioglimento del trio, Troisi-De Caro-Arena, è stato capace di ricreare sul palcoscenico.
Hanno ancora voglia di parlare, i ragazzi, di confrontarsi, chiedere pareri a colui che è capace, con un solo, imperfetto sguardo, di farti capire cosa pensa, nel bene e nel male. E lui non si stanca, risponde contento ad ogni domanda, dispensa consigli, lasciando a tutti il suo indirizzo e-mail, «se avete progetti interessanti - dice l’attore - fatemeli conoscere».
E’ visibilmente esausto dopo una mattinata di parole ma accetta con piacere di fare altre due chiacchiere.
Una scuola di spettacolo, quella proposta da FormArt, che non crea protagonismi ma forma figure professionali che lavorano dietro le quinte.
«Finalmente, se ne sentiva davvero il bisogno. Un progetto serio, che parte dall’osservazione meticolosa del mondo dello spettacolo da parte di chi di quel mondo lo conosce bene. Una scuola come questa mira a creare maestranze adeguatamente formate che latitano nell’ambiente. Molti si improvvisano tecnici di palcoscenico, scenografi, costumisti, senza però aver studiato. Badano solo all’esperienza che vogliono maturare a tutti i costi senza aver acquisito la teoria».
Lei che rapporto ha con queste figure, fondamentali per la buona riuscita di uno spettacolo, ma spesso non adeguatamente valorizzate?
«Il mio entusiasmo nei confronti di iniziative come quella di FormArt nasce proprio dal fatto che io sono molto esigente con i tecnici, sono spesso il loro incubo sul palcoscenico. Pretendo grande professionalità, e la professionalità la può dare solo la formazione.
FormArt prevede anche un corso per operatori teatrali in aree disagiate e strutture carcerarie.
«Si, mi ha colpito molto questa attenzione particolare verso quella che è la vocazione originaria del teatro, il suo lato terapeutico. Quando ho lavorato nel carcere minorile Malaspina di Palermo, sono tornato cambiato ed è un’esperienza che consiglio a tutti.
Cos’è che ancora manca alla sua carriera?
«Vorrei creare un’orchestra comica anni ’30. E’ un sogno "cazzaro", lo so, che però prima o poi realizzerò. Magari da "vicchiariell"».