Legge anti-caporali Confagricoltura teme la fuga delle imprese

Rago: «Normativa poco chiara, molti pronti a delocalizzare»  Giovanna Basile «È stata una grande vittoria di civiltà»

SALERNO. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, avvenuta lo scorso 3 novembre 2016, è entrata in vigore la nuova legge per il contrasto ai fenomeni del cosiddetto “caporalato” e del lavoro nero in agricoltura (legge 29 ottobre 2016, numero 199).
Una legge che è stata approvata con un ampio consenso sia al Senato (190 voti favorevoli, nessun contrario e 32 astenuti) che alla Camera (336 favorevoli, nessun contrario e 25 astenuti).
Le reazioni del sindacato e di Confagricoltura. Un provvedimento salutato con entusiasmo dalla Flai-Cgil di Salerno che, per bocca del suo segretario generale Giovanna Basile, ha dichiarato: «Per noi si tratta sicuramente di una grande vittoria. Parliamo di una legge di civiltà, che restituisce dignità ai lavoratori riconoscendone il ruolo all’interno della società e, soprattutto, la fatica che c’è dietro ogni prodotto ortofrutticolo che arriva sui nostri tavoli».
«Sebbene – prosegue la Basile – in provincia di Salerno il fenomeno del caporalato non sia aggressivo come in altre aree del Paese, sta emergendo tanto lavoro nero e grigio in seguito all’intensificazione dei controlli da parte dell’Ispettorato del lavoro. Una riforma che infonde fiducia e speranza per il futuro».
Più fredda la reazione del presidente di Confagricoltura Salerno, Rosario Rago. «Nel ribadire la ferma contrarietà dell’organizzazione a fenomeni quali caporalato e lavoro nero, riteniamo, come Confagricoltura, che questa norma sia poco chiara, e che vada quindi rivista e perfezionata in alcuni punti controversi, eccessivamente stringenti per le aziende agricole».
«Non è da escludersi aggiunge Rago l’ipotesi che alcuni imprenditori decidano di delocalizzare, ad esempio nei paesi dell’Est Europa e della sponda Sud del Mediterraneo».
Le proposte di Confagricoltura. Rago avanza quindi due proposte per contrastare il caporalato. «Bisogna innanzitutto potenziare il sistema dei trasporti pubblici per mettere in connessione il mondo agricolo con le città - dice il rappresentante di Confagricoltura - in secondo luogo, si deve accelerare sull’istituzione di un organismo di collocamento pubblico nel settore agricolo. Per ovviare a questa lacuna, Confagricoltura ha lanciato “Agrijob”, un servizio di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro che l’organizzazione mette a disposizione delle imprese associate».
Sul tema del lavoro in agricoltura l’associazione di categoria ha promosso per domani sera, con inizio alle 16, presso la sede locale di Battipaglia, un incontro al quale prenderanno parte, oltre agli operatori del settore, anche istituzioni e parti sociali.
La definizione di caporalato. Con l’espressione “caporalato” s’intende, nella nuova legge in vigore, l’intermediazione illegale e lo sfruttamento lavorativo, prevalentemente in agricoltura.
Un fenomeno diffuso in tutte le aree del Paese, in settori dell’agricoltura diversi tra loro dal punto di vista della redditività, e che coinvolge, secondo le stime di sindacati e associazioni, circa 400mila lavoratori in Italia, sia italiani che stranieri.
Le novità introdotte dalla normativa. Il provvedimento ha riscritto il reato, semplificandolo e liberandolo da alcune specifiche che prima ne complicavano l’individuazione: ha introdotto cioè una fattispecie-base che prescinde da comportamenti violenti, minacciosi o intimidatori prima previsti.
Il caporalato caratterizzato dall’utilizzo di violenza o minaccia è stato trasformato poi in un sottogenere della fattispecie base. Inoltre, è stata introdotta la sanzionabilità anche del datore di lavoro, non solo dell’intermediario, con pene che prevedono la reclusione da 1 a 6 anni e una multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato.
Se poi i fatti sono commessi mediante violenza e minaccia, la pena aumenta da cinque a otto anni, ed è previsto l’arresto in flagranza.
È stata poi introdotta l’applicazione di un’attenuante in caso di collaborazione con le autorità e, in alcuni casi, la confisca dei beni. Per la prima volta, infine, si è deciso di estendere le provvidenze del Fondo antitratta anche alle vittime di caporalato.(a.g.)
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