«Le scuole chiedono soldi ai genitori ma non è un obbligo»

La dura denuncia dei Cobas sulle contribuzioni per i plessi «Non si dice che il versamento è volontario e detraibile»

Rette fatte passare per obbligatorie e invece sono volontarie. Dura la denuncia di Teresa Vicidomini, rappresentante nazionale dei Cobas, che con preoccupazione ha fatto il punto della situazione degli istituti scolastici nocerini e dell’Agro sarnese.

«Le scuole chiedono alle famiglie contributi al momento dell’iscrizione, facendo credere che senza il versamento i figli saranno esclusi dalle attività di laboratorio o altre attività scolastiche. Il metodo è scorretto – tuona Vicidomini – perché non si informano le famiglie che tale contributo è volontario e detraibile dalle tasse, come chiariscono anche le note del Miur».

Le note cui fa riferimento sono la n. 132 del 2012 e la n. 593 del 2013 e i contributi richiesti variano dai 20 ai 150 euro. I contributi messi sotto accusa in realtà, come chiarito dalla stessa rappresentante Cobas, servirebbero unicamente “all’ampliamento dell’offerta formativa, non al funzionamento amministrativo e ordinario”.

«I dirigenti lamentano la scarsezza di fondi, ma con i contributi volontari possono solo mettere in funzione attività extrascolastiche, per l’arricchimento dell’offerta formativa e non per comprare materiale didattico, come carta, gessetti, vettovaglie».

Ancora: «Secondo la Costituzione la scuola è ancora obbligatoria e gratuita e tutto quello che le famiglie devono versare sono le tasse erariali per le quarte e quinte superiori. Gli studenti e i genitori devono pretendere trasparenza sull’uso dei contributi richiesti, esigendo i preventivi di spesa e il rendiconto finale delle somme acquisite». Secondo la Vicidomini, le scuole possono solo invitare le famiglie, ma successivamente all’iscrizione, al versamento di ulteriori contributi fornendo le dovute informazioni sulla loro destinazione.

Poi una stoccata a Renato Pagliara, dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale. «Pagliara continua ad affermare che i genitori devono pagare un contributo per garantire quelle attività che la scuola deve fornire obbligatoriamente perché fanno parte del programma scolastico. Ma non è così». Una questione scabrosa che Vicidomini denuncia nei confronti di alcuni istituti scolastici presenti sul territorio di Nocera Inferiore e in tutta la provincia salernitana. «Il Miur – conclude – preferisce tutelare i suoi dirigenti coprendo le loro malefatte piuttosto che garantire l’effettivo esercizio del diritto allo studio».

Davide Speranza

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