Salerno

Le paranze sono sotto accusa: «Giravolte omaggio ai camorristi»

Notificati 20 avvisi di garanzia per gli incidenti alla processione di San Matteo. Per la Procura "girate" volute dai paranzieri per ricordare gli esponenti dei clan uccisi. Tutti i nomi coinvolti e le immagini esclusive degli incidenti

Non ci sono solo le accuse di turbamento di funzione religiosa e vilipendio di un ministro di culto, nell'avviso di conclusione delle indagini notificato ieri ai venti indagati per i disordini alla processione di San Matteo. C'è in quelle carte un'ipotesi infamante, quella di aver voluto omaggiare con alcune giravolte il ricordo di personaggi della camorra salernitana, esponenti del clan Grimaldi che negli anni Novanta fu protagonista di una guerra sanguinosa con il gruppo Panella-D'Agostino. Così il procuratore capo Corrado Lembo e il sostituto Francesca Fittipaldi ritengono che possano interpretarsi le "girate" a piazza Portanova (dove fu ucciso nel 1996 Berardino Grimaldi), piazza Cavour a Lungomare (dove fu trucidato nel 2002 il fratello Lucio, detto 'o vampiro) e all'incrocio verso via Arce, luogo che gli inquirenti collegano all'omicidio di Lucio Esposito, genero di Consolato Grimaldi, assassinato nel '98 in un circoletto di Porta Rotese. Anche in queste soste non autorizzate, oltre che in quelle alla Guardia di Finanza e nell'atrio del Comune, gli inquirenti individuano il reato di "turbamento di fuzioni religiose" per il quale è prevista una pena fino a tre anni.

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E se le giravolte sono addebitabili solo ai portatori, del resto dei disordini rispondono anche persone che erano nella folla dei fedeli e hanno condizionato la processione con fischi e invettive. Non solo quel «Vergogna, vergogna» ripetuto lungo gran parte del percorso, ma anche le offese e le provocazioni all'arcivescovo Moretti, come il «Se vulite sparagnà, mettiteve a dieta» raccolto dagli agenti che lo hanno scortato per l'intero tragitto. Tra gli indagati ci sono quattro donne ed esponenti della tifoseria ultras. Nei prossimi giorni i difensori (nel collegio Cecchino Cacciatore, Ciro Romano e Mario Valiante) decideranno se chiedere che i loro assistiti siano interrogati. «Non siamo malavitosi come ci hanno descritto» disse all'indomani della processione il responsabile della paranza di San Matteo, Raffaele Amoroso, anche lui indagato insieme ad altri portatori della statua del Patrono e di quella di San Giuseppe. Ma agli investigatori c'è ora da chiarire innanzitutto il rapporto tra le "girate" dei santi e la camorra, anche se la sosta a piazza Cavour è stata ritenuta per decenni il luogo della benedizione al mare, accompagnata negli anni scorsi dalla preghiera dell'arcivescovo Pierro. Da approfondire ci sono poi altri due punti rimasti nell'ombra: chi ha sparato sulla spiaggia di Santa Teresa i fuochi d'artificio non autorizzati e chi ha spostato le transenne davanti a Palazzo di Città, consentendo l'ingresso che Moretti aveva vietato.

VIDEO San Matteo tra veleni e caos

Tutti i nomi. Sono venti gli indagati per i disordini nella processione del Santo Patrono. Oltre al responsabile della paranza di San Matteo, Raffaele Amoroso, ci sono altri portatori e persone che assistevano alla processione e si sarebbero rese protagoniste di fischi e insulti. Accusati di turbamento di funzione religiosa sono quattro membri delle paranze: Raffaele Amoroso, Consolato Esposito, Domenico Alfieri e Raffaele De Martino. 

Per gli altri indagati (Giovanni Di Landri, Gianluca Vitale, Carlo Cuoco, Guglielmo Pagano, Rossella Pullo, Riccardo De Angelis, Palmarino Oliva, Maria Cristina Tortorella, Mario Ferrara, Antonino Amati, Mario Barra, Maria Rosaria D’Agostino, Veronica D'Agostino, Antonio Simone, Gerardo De Simone e Gianluca Mutarelli) è invece ipotizzato il reato di aver offeso, come il codice penale vieta, il vescovo di Salerno, Luigi Moretti, in diversi momenti della processione.