PIZZO E BOMBE

Le minacce del capo: «Il locale mi piace...». E poi saltò in aria

L'attentato al punto vendita nel novembre del 2019: era troppo vicino ad una attività simile

NOCERA INFERIORE - L’unica “colpa” fu quella di voler aprire un secondo punto vendita del loro Self service bar a corso Vittorio Emanuele, a pochi passi da piazza del Corso e vicino a una simile attività, dove “se la facevano quelli del gruppo Cuomo”. Insomma, la concorrenza a pochi metri da un bar gestito da un amico della famiglia imperante a Casale nuovo, come a Capo Casale o a Casale vecchio a Nocera Inferiore, non era accettabile. E così, a nel novembre 2019, mentre il secondo punto vendita del “Teca bar” di via Matteotti stava per nascere al centro della movida nocerina di corso Vittorio Emanuele, arrivò la prima intimidazione. Michele Cuomo, accompagnato nell’occasione dal titolare di una nota rivendita di auto recentemente deceduto di Covid, si presentò al locale mentre stavano effettuando i lavori, facendosi dare il numero di telefono di uno dei proprietari.

«Con tracotante spavalderia – sottolinea il gip nella sua ordinanza - (Cuomo) contattava sul cellulare l’imprenditore (che neanche conosceva) per intimargli di presentarsi al magazzino in allestimento ». La vittima così ricorda l’episodio: «(Cuomo) mi disse con tono minaccioso che voleva incontrarmi... Ricordo con terrore che si presentò proprio con il nome di battesimo, ovvero “Michele”... Mi ricordo che mi disse testualmente: “Vieni urgentemente al magazzino”».

Il presentarsi ad un estraneo con il proprio nome di battesimo e l’avanzare una pretesa di incontro alludeva ad una personalità criminale che si voleva chiaramente far valere a scopo intimidatorio. In aggiunta, Cuomo accennò volutamente al suo obbligo di rientro a casa, come ulteriore minaccia: «In un’occasione mi disse: “ti devi muovere che vado di fretta che io tengo la ritirata”». Dopo qualche giorno arrivò un’altra minaccia. Cuomo, assieme a Domenico Rese, andò al negozio in allestimento e disse a uno dei titolari, chiamandolo per nome: “Tutto a posto?”.

Il gip sottolinea: «In tal modo Cuomo - che sapeva di essere ben noto quale criminale di spessore camorristico a Nocera voleva trasmettere al suo interlocutore l’idea di aver preso informazioni, tanto da conoscerne perfettamente anche il nome di battesimo». Subito dopo il 41enne, secondo quanto narrato dalla vittima, «si affacciò anche all’interno del negozio e disse: “Che bel negozio, mi piace”, per poi andare via». Quindi l’esplosione della bomba in via Matteotti il 21 gennaio successivo, ordigno che sarebbe stato piazzato da Francesco Gambardella.

(s.d.n.)