Le minacce ai pr: «Non dovete parlare»

Le vittime non avevano denunciato: «Ci avrebbero messi sulla sedia a rotelle». Martedì gli interrogatori di Boccia e Cataldo

Quando sei giorni dopo l’aggressione i due promoter picchiati furono ascoltati dai carabinieri, avevano ancora sul volto ecchimosi e tumefazioni. Eppure non vollero farsi refertare dai medici e non si sarebbero nemmeno rivolti alla magistratura se a sporgere denuncia non fosse stato il titolare di un locale per cui lavorano, che li aveva visti arrivare malconci e a cui avevano raccontato il pestaggio. Avevano paura, lo hanno riferito ai carabinieri spiegando che Alessandro Boccia (dall’altro ieri in carcere) aveva accompagnato ai pugni le minacce. Lo aveva fatto già in macchina, dopo averli prelevati di notte dinanzi al bar “In centro” e condotti nell’area sotto a piazza della Concordia. E aveva continuato durante e dopo il pestaggio, mentre il buttafuori Cosimo Catlado (che aveva guidato l’auto ed è ora agli arresti domiciliari) assisteva alla scena. «Vi siete messi contro di me, ora pagate le conseguenze, io devo mettere il piatto a tavola» una delle intimidazioni attribuite a Boccia. E ancora: «Vi ho portato qua perché dovete capire che la prossima volta vi butto sott’acqua, vi lascio sulla sedia a rotelle... Non sapete nemmeno cosa ho in macchina». Una mezz’ora di incubo, concluso col monito di stare alla larga dalle forze dell’ordine: «Se avete il coraggio andate a denunciare ai carabinieri, che dopo vi prendete le conseguenze, tanto ce ne sono altri cento come me che ve la faranno pagare e che vi possono lasciare sulla sedia a rotelle». D’altronde non era la prima volta che li sfidava: «Se i carabinieri stanno ascoltando me ne frego» aveva detto al termine di una telefonata in cui intimava di non fargli concorrenza nell’organizzazione di serate nei locali. Per la Procura Boccia ha interessi nel Dolce Vita e nel Sea Garden, mentre i due ragazzi picchiati si erano sganciati da lui e portavano clienti a Rocce Rosse e Prince. Lo scontro nasce in questo ambito, per accaparrarsi il maggior numero di persone sulle piste del divertimento notturno. Un tentativo di “egemonia” scrive la sostituta procuratore Elena Guarino, che con l’accusa di illecita concorrenza aveva chiesto l’arresto anche di Armando Mirra. Il noto promoter salernitano resta solo indagato, perché il gip Renata Sessa ha ritenuto che non vi fossero indizi a sufficienza per collegare i suoi attriti con i pr rivali alla spedizione punitiva di Boccia e Cataldo. Per loro due ha invece firmato l’ordinanza di custodia cautelare con le accuse di tentata estorsione, sequestro di persona e, solo per Boccia, illecita concorrenza. Martedì li ascolterà nell’interrogatorio di garanzia, quando i legali Carla Maresca e Fabio Sorà proveranno a smontare le accuse citando testi e filmati.

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