la decisione del gip

Le estorsioni nell’Irno del clan Desiderio Scarcerato Coppola

MERCATO SAN SEVERINO. Torna libero Gian Battista Coppola, finito in carcere il 24 marzo nel blitz che ha sgominato il sodalizio guidato dal paganese Pietro Desiderio, accusato di avere messo in piedi...

MERCATO SAN SEVERINO. Torna libero Gian Battista Coppola, finito in carcere il 24 marzo nel blitz che ha sgominato il sodalizio guidato dal paganese Pietro Desiderio, accusato di avere messo in piedi nella Valle dell’Irno un giro di droga ed estorsioni. Coppola, residente a Nocera Inferiore, ha negato di essere coinvolto nello spaccio di stupefacenti ma ha confermato il racket che teneva sotto scacco imprenditori e commercianti da Baronissi a Nocera Superiore. Ieri il giudice delle indagini preliminari Piero Indinnimeo ha accolto l’istanza del difensore Enrico Bisogno e ha disposto la scarcerazione. Un provvedimento che arriva nove giorni dopo l’interrogatorio in cui l’indagato ha ammesso al gip la sua partecipazione alle richieste estorsive. «Nella zona – ha detto Coppola – lo sapevano tutti che se volevano stare tranquilli si dovevano rivolgere ai ragazzi di Pietro Desiderio. Io ero uno di quei ragazzi, cercavo però di fare da mediatore, evitando pestaggi e altre azioni violente».
Nello stessa giornata, lo scorso 12 aprile, erano stati interrogati anche altri due indagati, i fratelli Gianluca e Angela Bonazzola di Mercato San Severino, da fine marzo agli arresti domiciliari. Per loro il giudice ha depositato ieri un provvedimento di rigetto dell’istanza di revoca della misura cautelare, confermando i domiciliari. Sulla decisione ha pesato il contenuto di interrogatori in cui entrambi fratelli avrebbero continuato a negare, secondo il gip, anche episodi che risulterebbero confermatui dagli atti d’indagine. Per Angela Bonazzola, compagna di Pietro Desiderio, si ritiene peraltro un coinvolgimento nell’attività di spaccio che la donna invece smentisce. Entrambi hanno provato ad attenuare la propria posizione, negando l’esistenza di un’organizzazione criminale strutturata per lo spaccio di stupefacenti, ma le loro dichiarazioni non hanno convinto il giudice delle indagini preliminari, che non le ha ritenute sincere e ha confermato la misura degli arresti domiciliari. (c.d.m.)
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