le cifre

La crisi che distrugge: più di 3mila famiglie sul lastrico in 4 anni. Nelle industrie delle aree di crisi semplice, tra il 2013 e il 2016 sono stati mandati a casa 3.189 lavoratori: in media 2...

La crisi che distrugge: più di 3mila famiglie sul lastrico in 4 anni. Nelle industrie delle aree di crisi semplice, tra il 2013 e il 2016 sono stati mandati a casa 3.189 lavoratori: in media 2 licenziamenti al giorno. E il tasso di disoccupazione medio ha raggiunto il 18,9%. Questi i numeri spaventosi che arrivano dalla direzione generale regionale che si occupa della Formazione e del Lavoro. Di mezzo gli agglomerati industriali di Salerno, Battipaglia, Buccino, Nocera Inferiore, Pagani e Sarno. Più di 1.200 chilometri quadrati meticolosamente analizzati nella relazione tecnica che la giunta campana, presieduta da Vincenzo De Luca, ha inviato al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: col dossier, stilato pure col supporto dei tecnici del Consorzio Asi, presieduto da Antonio Visconti, e della Camera di commercio di Salerno, guidata da Andrea Prete, il governatore chiede il riconoscimento dell’area di crisi industriale complessa dei poli di Acerra-Marcianise-Airola, di Torre Annunziata-Castellammare e di Battipaglia-Solofra.
Il capoluogo. Nell’area industriale di Salerno, il maggior numero di cessazioni di rapporti di lavoro: il 48,3% dei licenziati nei sei comuni. Tra il 2013 e il 2016, 1.543 salariati sono stati messi alla porta. Nella tabella riepilogativa, sono soltanto due i licenziati censiti nel 2013, ma ci sono ben 648 lavoratori, alle dipendenze di venti imprese, che beneficiano della cassa integrazione. Gli ammortizzatori sociali non durano in eterno: nel 2014, “annus horribilis” per l’industria salernitana, i vertici di 68 aziende salernitane hanno licenziato 716 dipendenti, e a godere della cigs sono rimasti in 276, inquadrati negli organici di 8 società. Un’impresa in meno delle 9 che, nel 2015, hanno fatto ricorso alla cassa integrazione, erogata a 274 occupati. I licenziati, mandati via da 49 imprenditori, sono stati, in questo caso, 533. Nel 2016 problemi in 27 aziende e 292 licenziati. Soltanto 2 imprese, invece, hanno utilizzato la cigs: i lavoratori che ne hanno beneficiato sono 174. E il tasso di disoccupazione è al 18,6%: prima della crisi del 2008 era al 12,6%.
L’Agro nocerino sarnese. Cifre terribili a Nocera Inferiore: in quattro anni sono andati in fumo 740 posti di lavoro, ma nell’ultimo biennio sono calati i licenziamenti. A Pagani, invece, le “vittime” della desertificazione industriale sono stati 163 lavoratori, mentre a Sarno vanno a casa solo andati 10 dipendenti. Nel comune capofila, nel 2013, sono stati 204 i licenziati: 15 le aziende coinvolte. Soltanto 3 società e 92 lavoratori hanno beneficiati della cigs. Nel 2014 sono stati sbattuti fuori da 12 aziende ben 389 dipendenti. Gli ammortizzatori sono arrivati col contagocce a 2 ditte e 112 lavoratori. Nel 2015 il calo dei tagli: 120 licenziamenti in 8 stabilimenti. Ricorso alla cassa integrazione per una azienda con 24 dipendenti. L’anno successivo, sono andati a casa 27 lavoratori, licenziati da 3 imprenditori, e la cigs è andata a una sola industria con 39 lavoratori. A Pagani e Sarno, invece, non è stato mandato via nessuno nel 2013: le ditte e i lavoratori paganesi in cigs sono stati rispettivamente 5 e 165, mentre un solo opificio sarnese ha beneficiato della cassa integrazione per 150 dipendenti. Nel 2014, 11 imprenditori di Pagani hanno licenziato 81 lavoratori e un’azienda di Sarno ha mandato a casa 2 dipendenti: un’impresa paganese e due sarnesi hanno goduto della cigs rispettivamente per 30 e 172 lavoratori. Solo 15 licenziamenti a Pagani e 3 a Sarno nel 2015; ammortizzatori sociali per una sola azienda e 56 occupati alle pendici dei monti Lattari. E nel 2016, in 3 aziende paganesi hanno perso il lavoro 57 persone; 5 i licenziati in un’azienda sarnese. A Nocera, il tasso di disoccupazione, che nel 2008 era al 9,8%, è schizzato al 18,1% del 2016; a Pagani si è passati dal 14,6 al 19,6%. E un sarnese su 5 (20,1%) è disoccupato: nel 2008 la percentuale era di 13,4 punti.
Il sud. A Battipaglia i dati fanno raggelare. Il tasso di disoccupazione è al 20,9%: in Campania sono messi peggio soltanto a Napoli (23,1%), Castellammare e Torre del Greco (entrambe al 22,2%). Nel 2008 era senza lavoro il 12,4% dei battipagliesi. Tra il 2013 e il 2016, nel distretto chimico della capofila della Piana hanno perso il posto in 433. Nel primo anno, 14 imprese hanno mandato a casa 66 lavoratori; l’anno dopo, sempre 14 aziende hanno sbattuto fuori ben 153 dipendenti. La crisi miete 90 “vittime” in 15 stabilimenti nel 2015, mentre l’anno scorso sono bastati 7 imprenditori per licenziare 124 dipendenti. E se i cassintegrati sono stati 118 nel 2013 e 76 nel 2014, rispettivamente con 5 e 3 ditte, poi la cigs è sparita. A Buccino sono 300 i posti bruciati: 125 nel 2013, 95 nel 2014, 50 nel 2015 e 30 nel 2016. Disoccupazione al 16,1%: nel 2008 era al 9,5%.
Carmine Landi
©RIPRODUZIONE RISERVATA