Le antiche terme romane “nascoste” col terriccio

Battipaglia, nove anni fa la scoperta archeologica alla foce del fiume Tusciano Da allora il sito è stato abbandonato al degrado e alle razzie dei “tombaroli”

BATTIPAGLIA. Un cumulo di terriccio, forse humus per fertilizzare i campi, minaccia la stabilità del sito archeologico delle terme di epoca romana alla foce del fiume Tusciano. La segnalazione arriva dall’associazione Plinius di Battipaglia. Il grosso mucchio di terra potrebbe trovarsi sopra o appena vicino ai cunicoli del complesso termale, scoperto nell’ottobre 2007, grazie alle ricerche storiche dei fratelli Maurizio e Renato De Filitto, e poi sepolto. È un pericolo per la conservazione del sito, soprattutto in previsione del movimento della terra con mezzi meccanici di grossa stazza.

Quello delle terme scoperte (e poi abbandonate!) in zona Spineta è un esempio di cultura negata. Dopo il saluto del ritrovamento in pompa magna da parte delle autorità locali, i buoni propositi di recupero e rilancio sotto un profilo turistico, sono purtroppo finiti nell’ oblio. Anzi, sottoterra.

Infatti, i resti sono coperti da uno spesso strato di terreno vegetale dove oggi poggerebbe la massa di terra accumulata che, per l’effetto gravoso del peso maggiore, potrebbe far cedere i pilastrini di cotto che nove anni fa vennero in superficie durante uno scavo per lavori in corso.

Studi e ricerche storiche hanno accertato che nell’area a ridosso della fascia costiera, compresa tra le foci dei due fiumi, il Tusciano e il Sele, tra il Primo e il Terzo secolo dopo Cristo, insistevano numerosi insediamenti di epoca romana, antichi edifici e ville.

Uno di questi siti è, appunto, quello delle terme. I reperti, da queste parti, riaffiorano in superficie con un semplice rivoltamento del terreno. Si parla di un’area di circa 30mila metri quadrati, di proprietà di un ente privato, situata a ridosso della Torre del Tusciano, molto ricca di testimonianze antiche.

Negli anni è stata trovata una straordinaria quantità di materiale fittile della stessa epoca. Parliamo di storia bistrattata, di degrado e abbandono per responsabilità diverse, anche delle istituzioni preposte. Ebbene non c’è neppure un segnale che indicare il sito. Neppure la benché minima indicazione che inviti alla prudenza su di un piano fragile. Dopo nove anni se ne sono dimenticati tutti, anche quelli che esultarono alla straordinaria scoperta.

A dire il vero proprio tutti no: i ladri d’arte conoscono il sito e riescono a localizzarlo. Di notte – raccontano in zona – si scorgono nel buio le sagome di persone con strani affari tra le mani. Niente di straordinario o ultraterreno, solo metal detector portatili con i quali sperano di scovare preziosi souvenir. In qualche caso forse ci sono anche riusciti a scovarli.

Nel leggere i testi sugli studi sulle terme alle falde del fiume Tusciano si scopre che l’impianto era riscaldato mediante un particolare sistema detto “hypocaustum”. Nei cunicoli che sono sopravvissuti per secoli, accendevano un fuoco che riscaldava il pavimento a mosaico sul quale scorreva l’acqua del fiume.

I romani la sapevano lunga e avevano individuato il litorale come zona di sfogo commerciale. I romani, però.

Oggi la fascia costiera è più celebrata e raccontata per il suo degrado, per le grandi opere lasciate al loro destino, come la pista ciclabile, e per la prostituzione da strada. E tutto questo mentre un tesoro viene ricoperto dalla terra.

©RIPRODUZIONE RISERVATA