Lavoro nero nei campi Preso caporale della Piana

Su una Passat viaggiavano i 9 marocchini reclutati per la raccolta dei pomodori La paga era di 6 euro per ogni due quintali di prodotto: l’inchiesta dei carabinieri

MONTECORVINO PUGLIANO. Li pagavano a cassoni, sei euro ogni due quintali di pomodori. I braccianti agricoli clandestini viaggiavano in nove stipati in una Volkswagen Passat SW diretta a San Vito di Pugliano. Alla guida un giovane, anche lui marocchino. Due avevano trovato posto solo nel cofano della vecchia “station wagon” con targa bulgara.

Il blitz all’alba di ieri. Il controllo è stato eseguito dai militari della stazione di Pugliano, diretta dal maresciallo Quirino D’Onise. I militari stanno ora indagando per risalire all’azienda agricola che aveva reclutato clandestini, sbarcati a maggio a Lampedusa, con uno dei tanti barconi della disperazione partito dalle coste libiche.

Ieri erano stati ingaggiati per una giornata nei campi a raccogliere pomodori. Tutti irregolari e senza permesso di soggiorno, avevano preso al balzo l’offerta di guadagnare qualche euro. Lavoravano per dieci ore senza garanzie. Li pagavano a cassoni perché producevano di più e più in fretta. Perché è la velocità che chiedono i “cottimisti”: quelli che comprano il prodotto direttamente sulla pianta.

Non c’è pausa, non c’è mensa. I cassoni sono l’unico metro di misura del lavoro. Agli sfruttatori la paga a cottimo e non a giornata, è la più conveniente: riescono ad ottenere il massimo e non pagano i vuoti di tempo. Una forma di schiavitù. Sulla paga di 6 euro, inoltre, c’è la provvigione per il caporale.

I carabinieri hanno sequestrato la Passat, era senza assicurazione e alla guida c’era un marocchino senza la patente. Il caporale, invece, è stato denunciato alla magistratura per intermediazione clandestina di lavoro. I clandestini, invece, sono stati identificati e avviati alle pratiche per l’espulsione dal territorio italiano.

Quello intercettato a Pugliano è solo uno dei carichi umani che, dall’alba, vagano da un capo all’altro della Piana. «Stiamo denunciando da anni il fenomeno dello sfruttamento degli stranieri e di quanto sia diventato pericoloso con la nascita del caporalato etnico che aggiunge un’aggravante a questa attività criminosa, quella cioè di una vera e propria tratta di esseri umani che spesso, attraverso il sequestro dei documenti, si trasforma in riduzione in schiavitù», dicono dalla Cigl di Salerno Anselmo Botte e Giovanna Basile. Secondo i dati in possesso del sindacato, che ha denunciato il fenomeno a prefettura e autorità giudiziaria, il reclutamento giornaliero di clandestini per il lavoro agricolo nella Piana è in mano a circa un centinaio di caporali, in prevalenza marocchini e rumeni. Diecimila sono i braccianti stranieri sfruttati. Lavorano anche oltre dieci ore giornaliere e con un salario tra i 25 e i 30 euro. Il lavoro nero supera il 60% e aumenta in modo esponenziale nei periodi delle grandi raccolte.

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