Lavoro e famiglia, le prof si sdoppiano 

Passione per l’insegnamento e amore per i propri cari: viaggio tra le docenti dell’Università tra soddisfazioni e difficoltà

Le accomuna la passione verso il proprio lavoro, la dedizione e l’amore per la ricerca. Sono donne che a quella voglia di affermarsi hanno accompagnato il desiderio di costruire una famiglia, «ma non è stato sempre facile, ho spesso sottratto tempo alle persone a me più care, agli amici, per dedicarmi anima e corpo a un progetto, a quella fiamma viva che si accendeva dentro di me e che dovevo necessariamente alimentare». È questa la premessa di Mariagiovanna Riitano, direttrice del Dipartimento di Scienze del Patrimonio culturale. Di origini calabresi, «dove i pregiudizi verso le donne in carriera negli anni ’70 erano all’ordine del giorno», dice. Una laurea in Filofofia alla Federico II di Napoli e una carriera che la attende al campus salernitano dove incarichi su incarichi di dirigenza e lezioni la impegnano h24. «Mi sono sposata e trasferita a Salerno dove ho iniziato a insegnare in una scuola – racconta la Riitano, oggi professore ordinario di Geografia economico-politica all’Unisa – Fin dal primo contatto con il mondo universitario, mi sono appassionata alla ricerca: proprio a Fisciano, ho iniziato il mio percorso diviso tra la docenza e altri compiti di gestione, tra cui quello a me più caro, relativo all’orientamento attraverso importanti progetti in collaborazione con le scuole».
Tra le prima esperienze all’Ateneo, quella in senato accademico «dove eravamo solo due donne: oggi, al contrario, di uomini ce ne sono davvero pochi...» sorride la prof, che ai suoi allievi trasmette ogni giorno l’amore per la materia. Senza mai trascurare i progetti rivolti ai giovani, che cura personalmente e che le permettono di fornire loro interessanti opportunità sul territorio. «Donna affermata sì, ma anche mamma presente e affettuosa – aggiunge – Non ho fatto mancare mai nulla ai miei figli, i quali hanno sempre condiviso la mia funzione di donna indipendente sostenendomi in tutte le scelte professionali».
Puntare alla qualità del tempo da trascorrere in famiglia, alla quale si dedica anima e corpo nel fine settimana, è la scelta di Rita Aquino, direttrice della facoltà di Farmacia, che dal lunedì al venerdì è impegnata full time con il suo lavoro al campus. «É sempre difficile trovare un equilibrio tra due cose che si amano alla follia – dice – ma noi donne impegnate dobbiamo necessariamente saper incastrare tutto». È una donna decisa, ma i rimorsi sul tempo sottratto alla famiglia non di rado attanagliano i suoi pensieri: «Sono felice, nonostante tutto: ho intrapreso questa strada consapevole di quello che volevo, dopo la laurea in Farmacia all’Università di Napoli ho avuto un periodo di precariato prima di vincere il concorso come ricercatrice». Anni trascorsi sui libri, numerosi sacrifici ripagati dalla carriera, alla base di tutto la passione in quello che si è rivelato un percorso spesso in salita. «Prima c’erano sicuramente prospettive lavorative migliori rispetto a oggi – sottolinea – Ciò non toglie che anche per noi che siamo di un’altra generazione è stata dura affermarci». La Aquino deve tanto al centro Ogepo, che le ha permesso di sviluppare studi sulla medicina di genere, scoprendo ad esempio che le donne reagiscono diversamente rispetto agli uomini a molte malattie genetiche: «L’Osservatorio sta offrendo tantissimo al campus, sia alle donne che agli uomini, dando la possibilità di confrontarsi e di mettere in campo non solo iniziative in ambito universitarie, ma anche sul piano sociale». Sul rapporto con le colleghe donne poi aggiunge: «In passato, c’era maggiore solidarietà, oggi noto una prevalenza di individualismo tra i giovani: grazie ai progetti dell’Ogepo è finalmente possibile tornare a fare gruppo».

Un dottorato in Matematica/Informatica presso l'Università di Salerno prima di vincere il concorso da ricercatrice e infine approdare nel mondo della docenza: Filomena Ferrucci, professore ordinario e presidente del Corso di laurea in Informatica, racconta di sé e di quell'isola felice – la facoltà in cui insegna – dove su 39 ricercatori e docenti, 16 sono donne «un traguardo importante per noi donne che in questo campo non abbiamo avuto sempre vita facile» afferma «quando ho iniziato a lavorare per il campus salernitano, mi sono trasferita a Baronissi per stare vicino al lavoro e alla famiglia: ho dovuto creare una rete di supporto, gli amici sono stati preziosi poichè è stato complicato per me organizzare la vita privata senza rinunciare alla carriera». Poi una riflessione amara sul calo delle iscrizioni da parte delle studentesse al corso di informatica «il numero delle donne che scelgono questo corso di studi diminuisce a vista d'occhio, dagli anni '8' ad oggi la percentuale è scesa al 14% anche su scala nazionale e internazionale – e aggiunge – è un vero peccato, soprattutto se consideriamo il fatto che nel nostro ambito è più facile trovare lavoro e fare carriera». «Ogepo è una realtà che si sta rivelando davvero preziosa – conclude poi la Ferrucci – non a caso è suo il patrocinio per l'iniziativa che si terrà di qui a breve presso il nostro dipartimento dal titolo “Scelgo di essere...informatica”: l'intento è quello di sfatare i falsi miti, incoraggiando le donne a intraprendere gli studi scientifici, dal momento che la società ormai sempre più digitale ha bisogno del contributo delle donne, della loro intelligenza, sensibilità e creatività per poter raccogliere le tante sfide ancora aperte e realizzare l’innovazione di domani».


(5 - continua)
Matilde Pisaturo
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