Lavori in Prefettura, niente abusi

Archiviata l’inchiesta in cui era indagato anche il soprintendente Miccio

È stata archiviata l’inchiesta che ipotizzava il reato di abuso di ufficio per i lavori con cui è stato ristrutturato due anni fa il palazzo della Prefettura in piazza Amendola. Il giudice Renata Sessa ha disposto il non luogo a procedere per tutti gli indagati, dopo un’udienza in camera di consiglio disposta per l’opposizione a un’archiviazione richiesta dal pubblico ministero Carmine Oliveri. Prosciolti quindi il soprintendente Gennaro Miccio, con lui l’ingegnere salernitano Bernardo Papa, il geometra Maurizio Maio, l’ingegnere Romano Maiello, l’architetto Mara Verrengia, Lucia Aramo di Pompei, Giovanni Guglielmi di Roma e i napoletani Giuseppe Di Sirio, Luigi Taglialatela, Antonio Bruno, Patrizio Carlucci, Salvatore Esposito. A restare in piedi, per alcuni di loro, è invece il procedimento contabile, perché pur non rinevenendo estremi di reato, la Procura ha trasmesso gli atti alla Corte dei Conti perché valuti la sussistenza di un eventuale danno erariale.

A far partire le indagini fu la segnalazione del progettista Bernardo Papa, secondo il quale nella quantificazione dei costi (i lavori di manutenzione straordinaria erano costati 745mila euro) potevano esservi state delle anomalie. Lui stesso si era poi ritrovato nel novero degli indagati per l’ipotesi di abuso in atti d’ufficio, quale componente del comitato tecnico della Soprintendenza davanti al quale è passato il progetto. Ipotesi che magistrato e giudice hanno ritenuto insussistente, accogliendo le tesi dei difensori tra cui Antonio Boffa, Agostino De Caro e Franco Dente. (c.d.m.)

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