Lavorò per il Papa, pagato dopo 25 anni

All’operaio di Nocera Superiore non erano state riconosciute alcune spettanze. Prenderà seimila euro

NOCERA SUPERIORE. Aver lavorato al grande evento che vide Papa Giovanni Paolo II in visita a Nocera, e non venir pagato dal Comune. È accaduto a Gennaro Nicolao, la cui vicenda si è risolta dopo anni.

A pronunciarsi, dopo varie vicende giudiziarie, a favore dell’uomo, il Consiglio di Stato. Gennaro Nicolao era un dipendente del Comune di Nocera Superiore e nel 2000 fece ricorso davanti al Tar Campania sezione Salerno, chiedendo l’accertamento del diritto a percepire la retribuzione per il lavoro prestato in regime di straordinario, in occasione della visita del Papa nel 1990.

L’amministrazione, in quel frangente, si costituì in giudizio nel corso dell’udienza, chiedendo al giudice l’inammissibilità del ricorso e il suo rigetto. Così nel novembre 2004, il Tar rigettò la domanda del ricorrente, rilevando come non fosse rinvenibile né una formale autorizzazione preventiva allo svolgimento della prestazione lavorativa in regime di straordinario, né una valida autorizzazione ex post che desse conto della sussistenza di improcrastinabili ragioni di servizio.

Nicolao non si arrese e, avverso la sentenza del Tar, chiese che si accogliesse il ricorso di primo grado. In realtà, come poi è risultato dalle indagini e dalle documentazioni, l’autorizzazione preventiva era stata effettivamente rilasciata dal sindaco di Nocera Superiore, con la nota che testualmente autorizzava «l’operaio elettricista autista Nicolao Gennaro a guidare l’automezzo... ed essere a disposizione del U.t.c. di Nocera Inferiore per tutto il tempo necessario alle operazioni da eseguire». Il tempo è stato quantificato in 58 ore, di cui 32 festive, con la nota in data 29 novembre 1990, sottoscritta dal sindaco di Nocera Inferiore, Francesco D’Angelo, ed indirizzata al sindaco del Comune di Nocera Superiore, Giuseppe Manzo. Come risulta dalla sentenza, vi fu una collaborazione tra le due amministrazioni comunali per contenere in costi.

Esistendo l’autorizzazione preventiva allo svolgimento di prestazioni di lavoro straordinario, l’uomo avrebbe dovuto essere pagato. Palazzo di Città è stato condannato a pagare le somme, oltre gli interessi e la rivalutazione monetaria, per cui il Comune pagherà 6mila euro.

(d. s.)

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