«Lascio uno scalo pienamente operativo»

Ilardi si è dimesso dalla presidenza della società di gestione: «È una questione di rispetto e di garbo istituzionale»

Da ieri non è più il presidente della società di gestione dell’aeroporto Costa d’Amalfi. Antonio Ilardi ha ratificato le due dimissioni durante il Consiglio camerale, che ha anche ufficializzato l’uscita della Camera di commercio dallo scalo. «Ho preso atto - spiega Ilardi - che, a seguito del disimpegno deliberato dalla Camera di commercio, dalla quale ero stato indicato, sono mutati i pesi dei soci a vantaggio delle due Regioni ed in particolare della Campania. Mi è sembrato, quindi, coerente rimettere il mandato per una forma di rispetto e di garbo istituzionale verso i nuovi soci di riferimento. È un gesto che rappresenta in pieno il mio modo di intendere l’impegno civile: a servizio delle Istituzioni e non a tutela delle poltrone».

Com’è lo stato di salute del Costa d’Amalfi?

Lo stato economico della società è di gran lunga migliore di quello che ho trovato all’inizio del mio mandato. Nel 2015 siamo riusciti a ridurre le perdite di 800mila euro: una cifra davvero significativa. Per raggiungere questo risultato abbiamo inciso su tutte le voci di costo compresi noi stessi. È ben noto, infatti, che io abbia accettato di svolgere il mio compito senza percepire alcun compenso.

Quali difficoltà ha invece dovuto affrontare.

La principale difficoltà è stata quella di guidare una azienda in funzione ma dotata di una infrastruttura largamente sottodimensionata, nata per ospitare velivoli ormai dismessi da quasi tutte le compagnie aeree. All’impegno di gestione ordinaria si è, quindi, sommato il lavoro per programmare il potenziamento e l’ampliamento della pista. Due sfide in una.

Molti si domandano se l’aeroporto sia o meno in funzione.

Il Costa d’Amalfi, nella sua attuale conformazione, è pienamente operativo per i cosiddetti voli privati che trasportano in Costiera amalfitana o nelle isole vicine turismo di lusso. D’estate i piazzali sono pieni di aerei che apportano un enorme, anche se silenzioso, contributo al Pil del nostro territorio.

Perché finora non è stato ancora possibile utilizzare il finanziamento di 40 milioni?

Il Governo ha appostato i fondi nell’esercizio finanziario 2018. Per anticipare le risorse e, quindi, i lavori, occorre un’ampia convergenza istituzionale. Le premesse ci sono tutte.

A che punto è l’iter progettuale?

Abbiamo completato e presentato il progetto definitivo dello scalo, integrato secondo le prescrizioni dell’Enac, nonché concluso lo studio di impatto ambientale, gli studi geologici e georadar, le indagini archeologiche, il piano degli espropri, il piano di sviluppo aeroportuale, già approvato in chiave tecnica. Abbiamo rispettato tutte le scadenze fissate dalla legge “Sblocca Italia” che ha assegnato i fondi. Ora occorre completare alcune procedure per le quali sono necessarie risorse economiche da parte dei soci.

Ci sono stati dei ritardi?

Da parte della società che ho presieduto assolutamente no. L’unico ritardo “storico” è quello del ministero dell’Economia e delle finanze che ancora oggi non acconsente alla firma del decreto interministeriale di gestione totale.

È pentito di aver accettato l’incarico?

Assolutamente no. Sono, al contrario, estremamente orgoglioso e soddisfatto di avere concorso ad accelerare tutti i percorsi amministrativi che porteranno alla costruzione del nuovo aeroporto di Salerno.

Adesso cosa succederà?

Non deve chiederlo a me. Quel che posso dirle è che la Regione Campania e la Regione Basilicata hanno certamente risorse ed autorevolezza istituzionale per insediare una governance efficiente ed efficace che prosegua con successo il lavoro svolto in questi mesi.

C’è pericolo che lo scalo possa restare una cattedrale nel deserto?

Certamente no. Lo scorso 2 gennaio è entrato in vigore il Piano nazionale degli aeroporti nel quale lo scalo di Salerno è confermato tra quelli di interesse nazionale nell’ambito del bacino campano. Tale atto va ascritto a merito degli enti che non hanno mai smesso di sostenere l’infrastruttura e, mi consentirà, in particolare della Camera di commercio.

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